Come distruggere la fiducia

Dopo gli ultimi chiarimenti, il progetto Booster sembra ripartire. Marco si sta occupando del project work con molta competenza. L’associazione Pescara 2.0 muove i primi passi e sta organizzando il concerto di Raiz al Teatro Massimo (nonostante l’assessore comunale con delega ai grandi eventi, dopo molte promesse e rimpalli, si sia disinteressato della cosa). Tutto bene?

No, per niente. Si è rotto qualcosa: il (per me) clamoroso voltafaccia del partenariato di Booster sul project work (ne parlo qui, e Marco ci aggiunge qualche riflessione qui e qui) ha cancellato buona parte del patrimonio di fiducia che eravamo riusciti ad accumulare durante l’inverno e la primavera. Gli allievi cominciano a essere irrequieti, buona parte degli associati di PE2.0 pensa che non vale la pena perdere tempo con gente inaffidabile come noi, i ragazzi dello staff di progetto sono demotivati e molto critici verso gli uomini del sistema della formazione professionale. La cosa che mi fa più male è che questa immagine negativa comincia a coinvolgere, per contagio, anche The Hub: e del resto è vero, noi non siamo riusciti a governare il processo, abbiamo sollecitato uno sforzo collettivo di progettazione partecipata sul project work per poi tirarci indietro. E dietro le ragioni addotte dai nostri partners non è difficile vedere biechi problemi di spartizione delle risorse.

Bisogna stare attenti, insomma: tutte le volte che si fa un’uscita pubblica, che ci si prende un impegno, che si convoca una riunione, si accendono degli obblighi, e poi bisogna reggere il gioco. Sbagliare si può, ma la mancanza di trasparenza, in un paese in cui le politiche pubbliche hanno una pessima reputazione, viene immediatamente punita con il ritiro della fiducia.

Mi pare che la mancanza di trasparenza sia assolutamente connaturata a molti dei soggetti che affollano il milieu della formazione professionale in Italia (state seguendo il ramo padovano dell’inchiesta Why not, che coinvolge società e cooperative di formazione – proprio su Equal – affiliate alla compagnia delle opere? E’ su Il Manifesto). E’ urgente costruire canali “puliti” con cui la gente come me e come quelli di PE2.0 possa partecipare a progetti di sviluppo locale. Ne sto discutendo con gli amici dell’UVAL.

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