Spazi creativi a sud

Una segnalazione dall’ottimo Tito Bianchi, economista in forza all’UVAL: sembra che negli ultimi tempi diverse amministrazioni del mezzogiorno si stiano interessando al tema degli spazi per la creatività. In Basilicata c’è il progetto Visioni Urbane, di cui ho parlato già molto perché sono coinvolto in prima persona come consulente del DPS; a Catanzaro un progetto Formez ispirato da Mimmo Cersosimo e condotto da un gruppo di suoi allievi sta affrontando lo stesso argomento (in realtà vorrebbero coinvolgere anche me, ci siamo incontrati la settimana scorsa per cominciare a parlarne); infine, sono in movimento le varie gemmazioni del progetto pugliese Bollenti Spiriti (ne ha scritto Marco qui), come questa. Questa attenzione mi fa piacere, ma non mi stupisce: gli spazi alla fine sono edifici, roba solida, che si tocca con mano e che porta consenso. La scommessa vera è farli vivere, e per questo temo proprio che ai creativi che rivendicano spazi da gestire serva una qualche nozione che esistono mercati dei prodotti culturali e che bisogna cercarli e svilupparli. Mica facile. Con il gruppo di Visioni Urbane stiamo ragionando su queste cose proprio in questo periodo, vi terrò informati.

2 pensieri su “Spazi creativi a sud

  1. Tito

    Alberto, come sempre sono d’accordo con te su tutto (compreso l'”ottimo” economista).
    Ristrutturare spazi per la creatività è molto più facile che riempirli di iniziative sensate.
    Nel mondo in cui vivo io, le idee scarseggiano molto di più dei soldi che dovrebbero finanziarle, che invece, come ormai è risaputo, sono sovrabbondanti.
    Ce lo siamo detti tante volte. Forse è ventuto il momento di andare in cerca di idee creative e di farci “colpire” da esse, ammettendo che non abbiamo gli strumenti per sapere davvero in anticipo cosa troveremo. Poi lo sai che quella tua idea di trasformare le attività, i passatempi, in prodotti vendibili mi ha conquistato definitivamente.
    Di queste cose ne riparleremo. Il dubbio che mi rimane è quello di vedere se sapremo separare quelli che fanno, anche sbagliando, da quelli che parlano solo, che ho l’impressione che in questo mondo siano la maggioranza. Ma sarei lieto di sbagliarmi.

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  2. Alberto Autore articolo

    Quel dubbio ce l’ho anch’io, TIto. Sto cercando di scioglierlo immaginandomi processi che selezionino in modo virtuoso e abbastanza automatico: ne sono un esempio le cose che vedo succcedere sul web, dove la trasparenza e l’accesso generalizzato creano un ambiente molto meritocratico. Comunque, che ne riparleremo è certo.

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