Last.fm ha lanciato una nuova iniziativa: un programma di pagamento di royalties agli artisti la cui musica viene ascoltata sulle loro radio. Lo scopro accedendo alla sezione “music manager” dei Fiamma Fumana. La mossa era annunciata dall’estate scorsa: nei prossimi giorni cercherò di farmene un’idea più precisa. In questo momento mi interessa invece porre un problema su un’altra delle funzionalità del music manager che si chiama Powerplay. Il senso è quello di comprare un certo numero di “passaggi” per i tuoi brani, da indirizzarsi a un gruppo di utenti ben individuato (immagino attraverso il tagging). I prezzi vanno da €16.50 per 100 passaggi fino a €330 per 2000.
Uhm. Un momento: ma come fa Last.fm a garantirmi che i miei brani verranno ascoltati? Semplice: li “infila” nelle radio personalizzate degli utenti (o degli artisti, per esempio “Musica simile a Fiamma Fumana” che hanno il profilo di tagging prescelto. Questo, però, vuol dire che la playlist della radio personale verrà determinata dalle preferenze che hai espresso tramite la musica che ascolti, il tagging, gli amici, il tagging degli amici… e dalle scelte degli inserzionisti. Questa è una deviazione significativa dalla vocazione peer-to-peer delle raccomandazioni di Last.fm: l’odiato marketing top down, i cui spin doctors decidono cosa farci ascoltare per fini di profitto, si riaffaccia nella scena finora serenamente 2.0 di Last.fm. Certo, l’uso del tagging farà in modo di portare heavy metal ai fans dei Panthera e new age a quelli di Enya e non viceversa, e questo è già un progresso dalle radio via etere, ma di fondo lo strumento rischia di perdere parte della sua credibilità e del suo fascino.
Sarebbe interessante capire che ne pensano Luca e Alberto, che sono utenti forti ed entusiasti dell'”ultima radio che sentiremo”.
UPD 26 gennaio: Last.fm ha messo online una pagina di FAQ sul programma di pagamento delle royalties.