Buffa quasi-gaffe della cult band Birdmonster intervistata da Chris Anderson. I Birdmonster, californiani di San Francisco, sono bravi con Myspace e la blogsfera: hanno rifiutato le profferte di diverse etichette e si sono autoprodotti il primo album, riuscendo a venderlo benino. Per il secondo, però, hanno deciso di firmare con l’etichetta FADER. Come mai hanno cambiato idea, chiede Chris? Volevamo concentrarci sulla musica, rispondono loro. E poi quelli di FADER sono troooppo in sintonia con il nostro modo di pensare: prima di tutto concentrano sulla musica, e poi tireremo fuori la creatività a useremo gli strumenti che ci sono per condividerla con il mondo (“and then we’ll get creative and use the tools out there to share it with the world”).
Eh, c’hanno ragione, c’hanno. Ci vuole più molta più creatività a fare funzionare una strategia di comunicazione che venda dischi sul web 2.0 che a mettere in fila i soliti quattro accordi. Ma appendere le chitarre al chiodo e occuparsi seriamente di marketing no, eh?