Il gioco si fa complesso: celebrities, infrastrutture sociali e innovazione

Le mie riflessioni sull’economia dell’innovazione mi portano in questi giorni a pensare spesso a due persone che frequento in Second Life. Non siamo amici nel senso tradizionale del termine, anche se [disclaimer] io le sento entrambe amiche. Spesso chiacchieriamo, occasionalmente balliamo. Le ho incontrate in real life una volta ciascuna [fine disclaimer]. Entrambe hanno investito molte centinaia di ore nel costruire familiarità con il mezzo.

Roberta Greenfield è una celebrity di Second Life, una specie di dea iper-glamorous dal guardaroba sterminato. Oltre al look hollywoodiano (tra l’altro è Miss Italia SL 2007), ha l’agenda affollata di contatti e la fluidità relazionale della esperta pubblicitaria/PR che in effetti è. In quanto celebrity, la sua foto in home page fa impennare i contatti dei siti sulla SL italiana, e – data la sua fama di cacciatrice di tendenze – la sua presenza a un evento SL è una garanzia di prestigio, di qualità, attira i giornalisti.

Velas Lunasea è un’infrastruttura sociale in un solo avatar. Ha addestrato ad un uso consapevole di SL qualcosa come settanta persone, tra cui praticamente tutti i conferenzieri dell’unAcademy, quindi il gotha del digitale italiano. Sembra conoscere tutti, e tutte le land. Anima delle feste, alle abilità relazionali unisce slanci tipo questo, che ha portato l’onda dell’iniziativa “bloggers per il 25 aprile” ad aprire un fronte su SL; e si è costruita una solida rete di rapporti di stima con alcuni dei creativi più interessanti della SL italiani. Questa rete è di qualità così alta che è stata in grado di costruire un gruppo di lavoro (non pagato) per mettere in piedi una cosa sofisticata come il Museo delle mondine in SL – in dieci giorni dalla prima idea al lavoro finito. In RL fa la commercialista.

Io penso che Roberta e Velas siano fattori di innovazione e di sviluppo. Per riconoscerle come tali ho dovuto immergermi profondamente nel brave new world dell’internet sociale: nell’economia che ho studiato non c’è nulla di nemmeno vagamente simile a loro. E invece, mi sa, dovrebbe esserci. Il loro contributo a Kublai, per esempio, è già evidente. I loro avatar sono araldi di una nuova fase nel pensiero economico, in cui i vecchi modelli (poche variabili e una matematica semplice e elegante per derivare stati del mondo) non avranno nessuna utilità per chi, come me, lavora sul campo. Già da qualche anno i modelli che uso sono multistrato e multisoggetto, pieni di riferimenti al tempo (una stessa mossa può essere utile in un dato momento e dannosa se un po’ prima o un po’ dopo), al sequencing (cosa deve venire prima, cosa dopo), agli aspetti cognitivi. Strani e complessi sono diventati anche i miei strumenti di lavoro, che includono happy hours, feste, blog, video.

Naturalmente va evitata la sovraesposizione della pratica e del cool effect. Un solido retroterra teorico e una tensione implacabile al rigore continuano a essere indispensabili. Mi preparo a fare la mia piccola parte nella madre di tutte le sfide, quella per rinnovare lo sguardo sul mondo della scienza economica. Che forse, a forza di frequentare gente come Roberta e Velas, diventerà un po’ meno “scienza triste”.

5 pensieri su “Il gioco si fa complesso: celebrities, infrastrutture sociali e innovazione

  1. catepol

    è bellissima questa descrizione di entrambe, di Sl, della real life ecc ecc (vorrei tanto avere più tempo per SL anche io, ma forse ognuno di noi ha il suo focus digitale prioritario e il mio è la testualità – scrivere e leggere alla velocità della luce e del web 2.0)

    Comunque fai venir voglia di vivere SL (e mi sa che chiederò loro aiuto)
    Salutoni

    PS forse riesco a venirti a sentire a cosenza
    PS 2 siamo in debito con te di almeno una birra, quella sera che io e mic ti abbiamo bidonato a potenza (ma impegni dell’ultimissimo momento ci hanno praticamente incluso a nostra insapute)

    Per cui quando ripassi da potenza minimo che ti offriamo non la birra ma la cena
    davvero
    un abbraccio

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  2. Ida

    Bravo Alberto, hai il raro dono di rendere comprensibili e accessibili cose complesse (e mi hai costretto a rispolverare il mio piatto inglese, con Policy as conversation).
    Baci

    P.S. ho anche io un avatar su SL, anche se non ho la più pallida idea di cosa farne 😆

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  3. Roberta Greenfield

    Da tempo penso che Greenfield sia ormai diventato un brand (con onori e oneri che qs comporta); ora tu lo elevi a “power brand” e non posso che esserne onorata. Cerchero di rimanere star e non diventare mai cash cow 🙂
    Grazie per la tua lucida analisi.

    @catepol ok ti aspetto in SL, mandami IM quando entri.

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  4. Alberto Autore articolo

    Grazie, grazie a tutte. @Cate, ovviamente nessuno potrebbe mai accusarti di non esere abbastanza 2.0, che tu viva molto SL o no. @Ida, se – come spero – faremo un’alleanza tra Kublai e Visioni Urbane ti diventerà presto molto chiaro cosa puoi farci con l’avatar. @Roberta, mi fa molto piacere l’accenno agli oneri, a cui fa seguito l’offerta di aiuto a Cate, che in Twitter cinge la corona regale ma in SL è relativamente inesperta. “A grandi poteri corrispondono grandi responsabilità” dice il mio intellettuale di riferimento (un tipo che porta un costume rosso e blu e sta appeso a testa in giù dai grattacieli, no, per dire). :mrgreen:

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  5. Elena - Velas

    Grazie Alberto, non mi sono mai vista sotto questo aspetto. Collegare persone e sopratutto progetti, è una cosa che di solito mi viene bene in rl. In effetti, pensandoci, sono un punto di riferimento anche nella mia professione per molti colleghi quando cercano contatti.

    In un certo senso, la SL diventa una trasposizione della rl, e aiuta a rileggerla. Incredibile, vero? 😉

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