Spiegarsi la crisi, spiegare la crisi

In un godibilissimo articolo, Enzo Rullani si interroga sulla crisi economica, e si smarca dal dibattito in corso tra neostatalismo e neoliberismo, che secondo lui sono entrambe ricette del secolo scorso. A un certo punto si incontra questo passaggio:

Chi può credere che il terremoto a cui stiamo assistendo sia frutto della sbadataggine di chi ha concesso i mutui subprime a debitori che non li avrebbero restituiti o a furbacchioni che – come tanti altri prima di loro – hanno speculato al rialzo sulla finanza facile, vendendo promesse che non erano in grado di mantenere?

La domanda è retorica, ovvio. Secondo Rullani le vere ragioni della crisi stanno sul piano del modello di sviluppo, non su quello delle tecnicalità finanziarie. Però ha una risposta non retorica, che è “parecchia gente”. Da Wired a Daniel Kaufmann, passando per Lavoce.info, sono molti i commentatori che hanno affrontato il tema senza ricorrere a spiegazioni sistemiche. Tutti questi dicono un po’ la stessa cosa, cioè che i derivati finanziari sui mutui subprime erano rischiosi, ma (a) questo rischio era difficile da percepire senza disporre di nozioni non elementari di teoria della probabilità e (b) banche e intermediari stavano facendo troppi soldi per avere veramente voglia di studiarsi il problema. Come ha scritto Taleb in The Black Swan, gli umani non sono cablati per capire la matematica probabilistica: preferiscono il pensiero magico. Esso, unito agli effetti aspettative – cioè a quei meccanismi che fanno sì che l’economia sia così piena di profezie che si autorealizzano – fa un bel po’ di strada nello spiegare la crisi in atto.

I punti di criticità individuati da Rullani mi sembrano molto sensati…  ma non c’è bisogno di invocarli per spiegare questa crisi. Il rasoio di Occam li taglierebbe via: a parità di fattori, la spiegazione più semplice tende a essere quella esatta. Inoltre, se si vuole capire davvero, il terreno delle tecnicalità va accettato: in altre parole – e come sempre – bisogna studiare per farsi un’idea propria. Per questo guardo con simpatia e gratitudine a chi fa uno sforzo per spiegarsi e per spiegare con chiarezza i meccanismi concreti della crisi, anche se noiosi e difficili. Come in questo video:

2 pensieri su “Spiegarsi la crisi, spiegare la crisi

  1. Pingback: Se vedi la crisi, stai già meglio | Giorgio Jannis

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