Vecchi amici, a quarant’anni

E così, ho passato un fine settimana con Cisco e Giovanni, in una casetta della bassa reggiana assediata da un nebbione impressionante. Abbiamo rievocato i vecchi tempi e ci siamo confrontati su quelli nuovi, abbiamo riso, cucinato (Cisco) e bevuto. E soprattutto abbiamo suonato insieme, cercando l’assetto di un concerto che nasce disarmato e fragile (due chitarre acustiche, una fisarmonica, una voce), e va incontro al mondo con quel poco che ha.

E’ stato bello, dopo oltre dieci anni, provare con Cisco e Gio. I miei vecchi compagni di palco hanno macinato vittorie e sconfitte rimanendo sempre due belle persone, e sono orgoglioso di chiamarli miei amici. E mi è venuto in mente l’Ulisse di Tennyson, in particolare la parte finale. Mi sono permesso di ritradurla perché in rete ho trovato solo la traduzione di Pascoli, bellissima ma dal linguaggio un po’ troppo datato, perfino più di noi. La dedico a Cisco e Gio, e a tutti noi quarantenni che non abbiamo ancora mollato il colpo.

[…] Venite, amici: non è troppo tardi per cercare
Un mondo nuovo. Spingete, state ai remi, e solchiamo
le onde mormoranti; ché ho deciso
Di andare oltre il tramonto, dove svaniscono
Le stelle occidentali, finché muoia.
Può darsi che ci inghiottano gli abissi:
Può darsi che approdiamo alle Isole Felici
E incontriamo, di nuovo, il grande Achille.

Abbiamo perso molto, molto resta; certo,
Non abbiamo più quella forza che a suo tempo
Scuoteva cielo e terra. Ma ciò che siamo, siamo:
La stessa tempra nei cuori degli eroi,
Resi deboli dal tempo e dal destino, ma decisi
A lottare, cercare, trovare, e non arrendersi.

7 pensieri su “Vecchi amici, a quarant’anni

  1. Robi

    Suonare con i vecchi compagni di palco fa sempre un bell’effetto anche a me (quando capita) : al di là della perfezione dell’esecuzione, soprattutto la consapevolezza di capirsi al volo esattamente come allora, senza bisogno di fermarsi e chiedersi se è la direzione giusta.

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  2. Diego

    “Salumeria della Musica” presente!
    si possono fare delle richieste con i cartelli come ai concerti di Springsteen? 🙂
    Mi ricordo una bella serata allo Zelig dove acustici avete suonato vecchie canzoni irlandesi e ce n’era una che suonavate anche in quel periodo dal vivo (doveva ancora uscire “terra e libertà”, qualcosa con all’interno “queen of gipsy”. Il Lucianone una volta mi ha detto il titolo ma le mie cellule bruciate l’han rimosso.
    Zio cane, non vedo l’ora!
    Oh, Albertì, se ti serve un rodie che ti porti la Poderosa in una data fuori Milano, fammi un fischio che corro! :mrgreen:
    A presto!!!!!!
    Dievel

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  3. Pingback: Where the hell is Alberto? » Contrordine compagni

  4. Sam

    A proposito di creatività si potrebbe continuare la chiacchierata iniziata l’altro pomeriggio, al festival dell’innovazione, durante la presentazione di wikicrazia. Il poco tempo a disposizione non mi ha permesso di esplicitare quel che mi frullava per la testa. Di certo non c’entro nulla con Porto Alegre, non sono soggetto a nostalgie e – anche se non c’è più il furore dei vent’anni – son convinto che il treno della creatività passa più volte nella vita, quando la creatività te la porti sempre “in pectore”. Me lo ha confermato una conversazione tra studenti e Federico Fellini a Roma, di cui poi ti dirò.
    Per chiudere, il mio problema è: come fare ciò che mi pare, quando mi pare e piace…senza far nulla di male e combinare qualcosa di utile e ri-creativo per me e per gli altri…

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