Storie dei 40 anni: il raccolto

Ho avuto qualche giorno per riflettere sul concerto di Asti. Siamo rimasti un po’ spiazzati: nessuno si aspettava quello che è successo. Cioè: locale pienissimo, con i gestori che hanno portato via tutti i tavoli per fare più spazio; gente rimasta fuori, che ha insistito con il locale finché non è riuscita a fare spalancare il portone del Diavolo Rosso e poi si è vista il concerto dalla strada. Di fronte a tutta quella gente, all’entusiasmo alle stelle, al pubblico che cantava a squarciagola, noi eravamo del tutto disarmati, con i nostri strumenti acustici e i nostri sgabelli. Dal punto di vista tecnico questa cosa creava qualche problema, perché il rumore del pubblico copriva il suono dei nostri monitor e ci rendeva più complicato colorare i suoni. Sembrava di essere nel 1995.

Ma questo è il 2010. Di improvvisare una scaletta punk-folk e montare il pubblico fino all’esaltazione, la strategia classica dei tempi dei Modena City Ramblers per quando il gioco si fa duro, non se ne parla proprio. La nostra è l’età dell’ascolto partecipe ma critico, e non dell’adesione incondizionata; dell’affetto impastato con l’ironia, e non dell’idolatria. Questo siamo; e forse questo è anche lo spirito di questo tempo in cui è così difficile trovare qualcosa a cui aderire incondizionatamente. Cisco ha risolto la cosa con qualche battuta e avanti così, con un po’ di fatica in più. Il pubblico, per fortuna, ha capito e si è abbandonato anche ai bis molto di atmosfera (per esempio “L’uomo delle pianure”, uno dei miei pezzi preferiti in questo tour).

Mi sono goduto molto la dimensione di incontro con le persone. Adesso posso confessare che per me, scienziato sociale fino al midollo, una motivazione importante per fare questo tour è che sono curioso di ciò che è capitato ai nostri vecchi fans, soprattutto quelli della nostra stessa generazione. Cosa fanno? Sono contenti delle loro vite? Sono come se le immaginavano nel fragore dell’Italia di Mani Pulite? Sia a Firenze che a Longiano che ad Asti ho ritrovato persone che frequentavano i nostri concerti in quel periodo o in periodi di poco successivi, e mi è piaciuto molto parlare con loro. Silvia dirige un albergo, ed è molto contenta. Emiliano non investe molto di sé sul lavoro, ma produce ottimo vino ed esce la sera in kayak per pescare a strascico, come una specie di Hemingway friulano. Elena si è stabilita nelle colline romagnole, e ricomincia da qui, dai quarant’anni. Mirko è diventato un modellista: uno di quegli operai superspecializzati e dalle mani d’oro che mandano avanti l’industria italiana, è molto bravo e sa di esserlo. Ha anche fatto un’esperienza politica, ma ne è uscito deluso. Mi ha addirittura portato un piccolo regalo.

Il raccolto di storie è cominciato.

4 pensieri su “Storie dei 40 anni: il raccolto

  1. Inc.Anto.

    Beh, che dire? COMPLIMENTI!!! Sia per il successo, che per l’analisi: avercene, di “scienziati sociali fino al midollo” nel mondo della (buona) musica e, viceversa, avercene di (buoni) musicisti nel mondo della “scienza sociale fino al midollo”… 😛

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  2. maurizio

    interessante la raccolta delle storie di “quelli della nostra generazione” sparsi in mille rivoli di questa fottuta italiatelevisadelgrandefratellosanremese,ecc.ecc..
    Ebbene dopo la mia laurea in scienze politiche alla Statale (la ex mitica Statale, quando c’era un certo Movimento Studentesco..poi diventato A.O._L.C._aut.op ecc..ecc.) sono arrivato addirittura a fare il dirigente aziendale. Ora dopo oltre 30 anni di “dipendente in aziende private”-causa eventi extravolontà tipo riduzione del personale- ho comprato, nell’ottobre 2009, un ristorante. Dando a fondo ai risparmi di una vita. Pls. take a look: http://www.giallozucca.it... Ora a 57anni spero di “divertirmi” socializzando con la gente attraverso il bere ed il mangiare (nostre piccole esigenze primarie-quotidiane) possibilmente a prezzi “contenuti” (beh le 25 euro son sempre le vecchie 50mila! czo!, ma con 25 euro non ci si sta molto nei costi..ecco che salta fuori la logica dell'”imprenditore”)… ma di storie così ce ne sono tante… belle e/o MOLTO brutte …
    a volte me lo chiedo … che fine abbiamo fatto???
    scusa se si sono dilungato…
    saluti
    maurizio

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  3. Lele

    Ciao Alberto,
    io sono un trentenne neanche troppo splendido e non arrivo proprio dall’Italia di Mani Pulite, ma da quella degli anni successivi, del Movimento di Genova e di Firenze. Una laurea strappata con i denti, un grande amore naufragato, tante risate e qualche ferita, ma soprattutto una enorme disillusione per quel senso di comunità che si è perso per strada…Tuttavia, si va avanti: lavoro come educatore con dei minori stranieri non accompagnati, porto a casa i miei pochi euro ma anche qualche soddisfazione e spero di riuscire un giorno (prima che i capelli bianchi abbiano la meglio) a lasciare questo Nord Italia arrogante e rozzo, e di mettere in piedi un progetto legato alla terra più a Sud…..Chissà.
    Non sono riuscito a venirvi a vedere, ma sono sicuro che il vostro pienone è strameritato; quando si torna a casa “La Grande Famiglia” è lì ad aspettarvi…..Alè!

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