Disrupting learning II – La resa dei conti

Internet – sia in quanto tecnologia che in quanto vettore di una cultura della condivisione – ha reso disponibili alternative credibili all’istruzione tradizionale, basata sull’aula scolastica e universitaria. In quasi tutte queste alternative, le lezioni vengono spostate su video, con vantaggi evidenti: il bottone per mettere il prof in pausa, la risistemazione in pacchetti da 6-20 minuti e la possibilità di assistervi da qualunque luogo e a qualunque ora. Inoltre il luogo dell’apprendimento non è tanto la lezione, quanto l’interazione peer-to-peer tra studenti, attraverso forum, wiki, liste Twitter, gruppi Facebook e così via, spesso auto-organizzati dagli studenti stessi. Tutto questo non è una novità: io stesso ne parlavo un anno fa su questo blog, e più recentemente su Che Futuro.

La novità (almeno per me) è che la disruption dell’istruzione è avvenuta in un anno invece che in dieci. In agosto mi sono iscritto a un corso di Social Network Analysis offerto da Coursera, un’impresa sociale fondata da due professori di informatica di Stanford che si associa con le università per fornire corsi liberi e gratuiti di qualunque materia. Lo tiene una giovane insegnante di University of Michigan che si chiama Lada Adamic: senz’altro una ricercatrice di valore, ma non un nome famoso come Duncan Watts o Fernando Vega-Redondo. Il corso è iniziato lunedì: ho già visto i video previsti per questa prima settimana e fatto i compiti (estrarre la mia rete Facebook e farne un’analisi). Mi sembra che funzioni tutto benissimo: gli studenti sono evidentemente collaborativi ed entusiasti. Molti sono anche già competenti sul tema, e fanno il corso più per conoscere nuove persone interessate all’analisi delle reti sociali. I forum sono pieni di progetti e di idee (qui c’è il mio post): ce n’è anche uno dedicato ai gruppi di studio, dove nei primi due giorni sono stati lanciati gruppi dedicati a studenti di tutto il mondo, dalla Svezia al Vietnam (ne ho contati 38, ce n’è anche uno in italiano).

Ma quanti sono gli studenti? Ho chiesto a Lada: si sono iscritti 55.000 studenti. Per fare un paragone, l’Università Statale di Milano, tutta, ne ha 57.000! Come sempre in Internet, molte persone si registrano ma poi non partecipano. A ieri, 11.000 studenti avevano visto il video della prima lezione. Ma anche se solo un decimo degli iscritti facesse veramente il corso, sarebbe un risultato straordinario: una classe planetaria, con migliaia di studenti di tutto il mondo (e di tutte le età, mi pare) che si contagiano gli uni gli altri con il loro entusiasmo e la loro voglia di fare – visto che gli svogliati, semplicemente, non si iscrivono. Il corso assegna compiti da fare: li presenti caricandoli sul sito in forma di files .txt, in modo che possano essere valutati non da Lada e dai suoi assistenti (come farebbero, con 50.000 studenti?), ma da un programma di computer. E alla fine, Coursera ti rilascia un certificato, con tanto di voto (il voto è la media dei voti degli otto compiti migliori).

Non tutto è perfetto. La struttura dei forum così anni 90 non mi convince; non è chiaro come usare il wiki del corso; c’è un po’ di confusione, con studenti diversi che usano i forum interni, Facebook, Twitter e perfino Skype, per cui molte interazioni potenzialmente preziose vanno perse. Ma questi sono problemi non troppo difficili da correggere, e sono largamente compensati dall’energia e dalla disponibilità di migliaia di persone che condividono con me la passione per l’argomento e il desiderio di padroneggiarlo meglio. Credetemi, è un motivatore formidabile.

In un certo senso è un ritorno a un approccio non industriale all’istruzione, cioè all’universitas studiorum del Medioevo: studiosi erranti, che inseguivano il loro desiderio di conoscenza imparando gli uni dagli altri. La differenza, però – oltre che nei numeri – è nella straordinaria permeabilità tra la condizione di studente e quella di praticante, molto adatta a un mondo in cui la spinta a fondare nuove imprese knowledge-intensive è sempre più forte. Invece di investire tre-cinque anni in istruzione a tempo pieno puoi imparare le cose mentre le fai, passando e ripassando da corsi come questo al lavoro sul campo e viceversa. Gratis. E con i tuoi tempi, e soprattutto in un modo che ti consente di incontrare persone con cui puoi lavorare e sviluppare nuovi progetti.

Siamo alla resa dei conti. A questo punto mi chiedo cosa ne sarà dell’istruzione tradizionale. Il suo ultimo baluardo è la laurea: il “pezzo di carta” che certifica che sappiamo fare una certa cosa. Ma anche questo verrà presto colonizzato dalle strutture come Coursera o edX del MIT. Una previsione ragionevole: dal prossimo anno accademico uno studente, poniamo, di Nocera Umbra, potrà scegliere tra un un percorso online che vi dà una laurea di un’università prestigiosa come Harvard o il MIT e una laurea tradizionale dell’Università di Camerino (con tutto il rispetto, si intende). Cosa farà? Cosa fareste voi? Cosa consigliereste ai vostri figli?

11 pensieri su “Disrupting learning II – La resa dei conti

  1. Gabriele B. (@cerealping)

    Articolo molto interessante, e condivo le tue medesime perplessità (la forma molto povera del forum, la proliferazione di gruppi extra-piattaforma su facebook e così via). E, soprattutto i tuoi stessi interrogativi. Secondo me la piattaforma di apprendimento delocalizzata e dematerializzata, quantomeno nel medio periodo, potrà al più affiancare quella tradizionale in quanto rivolta – diciamoci la verità – a lavoratori (sebbene non per forza del settore) o comunque a curiosi intellettuali. Molto meno, insomma, allo studente senza titolo.
    Sostituirsi alla formazione tradizionale, in questa forma, è invece a mio giudizio difficile. La vera forza di Coursera è la motivazione intrinseca che accompagna gli studenti nella fruizione di questa piattaforma di learning. Rendere l’offerta più strutturata, più titolata e formalizzata e de facto più certificata, aggiungerebbe una motivazione estrinseca (il titolo) che cannibalizzerebbe quella intrinseca (l’imparare, da soli o insieme). Troppo poco, per tenere coeso il sistema. Adesso, che siamo in zona d’avanguardia, uno “scambio” di questo tipo è, secondo me, pericoloso e prematuro.

    PS sono un tuo collega del corso di SNA 😉

    Replica
    1. Alberto Autore articolo

      Gabriele, ottima osservazione. Nel mio lavoro anch’io cerco di destreggiarmi per motivare i partecipanti alle comunità online senza distruggerne lo spirito di dono e di comunità, e mi trovo molto d’accordo con ciò che scrivi sulla motivazione intrinseca.. Ma, come sempre, queste cose succedono, che noi lo vogliamo o no: secondo WIkipedia Coursera sta lavorando a un servizio premium che comprende esami e certificazioni.

      Replica
  2. Valeria

    Io ci ho provato a farmi abbuonare un po’ della formazione del dottorato assolutamente eccentrica rispetto al patto formativo previsto e, come dire, un po’ passatista a favore di una serie di corsi di coursera e Udacity. E’ andata male (ovviamente) direi che la cosa era così fuori dall’ottica dell’Università che non so nemmeno se l’hanno capita. Io però ho capito che quello che mi interessa/serve oggi è l’apprendimento informale. E su questa strada continuo (e per inciso Alberto siamo compagni di corso)

    Valeria

    Replica
    1. Alberto Autore articolo

      Valeria, che brutta notizia… peccato, peccato. Ma siamo compagni in più di un senso: anch’io ho deciso che il modo di imparare che adesso mi serve è questo.

      Replica
  3. Marco

    Mi sembra la solita solfa: università on line vs università tradizionale, e-book vs carta stampata… Continueranno ad esistere entrambe le cose, perché la cultura in cui viviamo da ad ognuna un valore intrinseco diverso, non sostituibile.

    Replica
    1. Alberto Autore articolo

      Dischi vs. download di musica? 😉

      L’università brick-and-mortar di qualità ha certamente un futuro: se puoi andare a Cambridge, vacci. Ma non ci dimentichiamo che, per la quasi totalità degli studenti, questa opzione non è disponibile.

      Replica
  4. Antonia

    anch’io sto seguendo il corso di SNA e sono davvero entusiasta. condivido in pieno la tua analisi.

    Replica

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.