For a few months now I have been thinking about the Benedictine movement in terms of complex adaptive systems, and to Saint Benedict’s Rule as a protocol. The more I think about it, the more sense it makes.
So, when prominent innovation journalist Riccardo Luna asked me to tell the story of the unMonastery at Next (it’s a sort of televised innovation festival run by Repubblica, Italy’s top daily newspaper), I ended up rambling about that. Focusing on monasticism in sixth century Europe might seem at odds in such a temple of innovative technology and startups, but then innovation has been with humanity well before Silicon Valley. And if you look at Benedict from Nursia through the lens of social innovation, what you see is… surprising. My presentation is below. It’s in Italian: if you don’t speak the language, you can still check out this beautiful videoclip (largely wordless) that makes up its middle part.
Time ago we made some research too, for obvious reasons 🙂
This post has some keys on the consequences of monastic experience for communalism
Ciao Alberto. Sono arrivato qui sul tuo blog partendo da una vecchia discussione sulle social media policy (me ne sto occupando in questo periodo in modo intensivo).
Mi ha colpito questo approccio a san Benedetto & co. perché ho studiato recentemente un’opera assai approfondita che ti suggerisco per un radicale, sorprendente capovolgimento della prospettiva: ne scriveva, infatti, con perizia e dettaglio impressionanti, Pekka Himanen nel suo pregevole “Etica Hacker”.
Non posso che consigliartelo.
Tornerò su queste pagine. Saluti.
Ciao Antonio, piacerissimo di rileggerti. Mi informo su “Etica hacker”, tanto più che sto pensando di fare un po’ di lavoro computazionale su una cosa che (in analogia con la Regola) ho cominciato a chiamare Protocol.
Bel video e bella idea! (Non ne sapevo niente, ci sono capitato per caso.)
Da buon coder, non ho potuto pensare che curiosamente, la migliore comunità di programmatori Perl è proprio un monastero (virtuale), quello dei perl monks (cercare per credere).