The Fondation pour l’innovation politique 2011 report on World Youth contains the graph reproduced above. Opinion polls need to be taken with a very large pinch of salt (people tend to lie when responding), but it is enough to give you pause. It’s gone full circle: ten years ago the establishment was pro-globalization and the young protested against it. Now the establishment gives signs of uneasiness about globalization, and the young embrace it. What gives?
Quite possibly, Joseph Stiglitz was prophetic in his 2002 book: globalization has been seriously mismanaged, but over and above mismanagement it is generally beneficial, as it provides for previously unthinkable opportunities. Youths worldwide – significantly, more so in the developing countries – are simply recognizing this.
Yet there may be another, more unsettling explanation: that the young (especially the educated ones) are switching their allegiance away from their countries – less and less able to give them a meaningful life, less and less interested in doing so – and over to their peers. The globalized economy and society is where the opportunities are: where will the young stand if it comes into conflict with the old nation states?
Caro Albert, presenti dei dati interessanti, sorprendenti, sulle differenze territoriali della percezione della globalizzazione.Lasciando stare i greci, che forse si capisce, perchè turchi e marocchini sono dall’altro capo della scala di cinesi, indiani e brasiliani? Ho letto superficialmenteil rapporto che citi, mi è sembrato di buon livello nonostante il tono leggero. Forse varrebbe la pena raccontarlo. Invece i tuoi commenti sono sorprendenti e fuori tono:nei dati che presenti non c’è nulla che autorizzi a dire che qualcosa è cambiato in cinque o dieci anni. Non è detto che ci sia contraddizione tra proteste di una parte e un assenso anche maggioritario. Le conclusioni giovani leali con i coetanei non discendono certo dai dati presentati e a mio avviso neanche dal rapporto citato. Nel quale, anzi, si mettono in luce differenze territoriali imponenti (e si tenta di trovare spiegazioni). Insomma, che senso ha pubblicare una cosa così? La domanda non è retorica, vorrei sapere proprio che senso ha…
Vedi, Paolo, questo è un blog. È un luogo di discussione, e la discussione è fatta di risposte, ma anche di domande e dubbi. Quello che ho esposto qui è appunto un dubbio; nasce da dati riportati nel rapporto (oltre al grafico qui c’è il grado di fiducia e gradimento dei governi nazionali, un bel po’ più basso di quello della fiducia nella globalizzazione), e anche da sollecitazioni che vado raccogliendo in giro per il mondo. Il quadro che vedo dal mio punto di osservazione è che la fascia più attiva, generosa e creativa della popolazione giovane non si aspetta molto dalle istituzioni, nè tantomeno dalla generazione precedente, ma fa da sola. Una componente di questo fare da soli è fare molto networking, a un livello impensabile per la nostra generazione. In questo quadro si capisce perché la globalizzazione viene percepita come un’opportunità: non è tanto un fatto macroeconomico (la domanda occidentale di prodotti cinesi traina l’occupazione in Cina), ma l’aprirsi di opportunità (posso andare a studiare ovunque! posso fondare un’azienda con una persona dall’altra parte del mondo! posso trovare persone con cui costruire un percorso che, nella mia comunità di origine, non trova spazio).
Io, se fossi giovane, non avrei dubbi: vorrei frontiere spalancate e il massimo accesso alle opportunità. Nessuno mi protegge dalle conseguenze negative dela globalizzazione, che almeno possa accedere a quelle positive. E se questo travolge il welfare del mio paese beh, peccato, ma non posso permettermi il lusso di preoccuparmene.
questo grave paradosso se cosi possiamo non avrebbe riamsto a bocca asciutta invece il grande biagi che persino 10 anni fa già presagì risultati simili in un articolo che scrisse e che VI linko qui sotto:
http://www.youcandid.com/video/42fa6a0177b2d011a3ad1442822b9411/
mmmmmm,molto interessante!prima dello stato la nazione,ovviamente,ma per i giovani quale nazione,quali le cose che accomunano la comunità nascente dei giovani(cesura generazionale forte,finalmente!) e che diventerà nazione e poi stato?il legame,l’idem sentire,il collante,il denominatore comune,chiamiamolo nei suoi mille modi,espressioni,significati,valori,insomma quella roba lì,dove nasce e come nasce e dove si annida?vale la pena di perderci del tempo……….