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Wikicrazia a Riomaggiore: debutta il Nocciolo Duro



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Qualche settimana fa, discutendo su questo blog, un gruppo di ardimentosi lettori del mio Wikicrazia si sono offerti di presentare il libro quando io sono impossibilitato a farlo. Il che capiterà spesso, visto che abito all’estero.

L’idea ha preso corpo. Quello che chiamo il Nocciolo Duro ha già messo in cantiere le prime due o tre missioni. Si comincia domenica 28 alle 21, da Riomaggiore nelle Cinque Terre: la presentazione sarà fatta da Luigi Gioni del Nocciolo, mentre io – banda permettendo – interverrò in Skype. A Riomaggiore Franco Amorese ha fatto le cose in grande, con grande dispiego di tecnologia, live streaming (lo potete vedere anche da questo blog) e perfino una collezione di citazioni su Twitter. Grazie a Franco, a Luigi e a tutto il Nocciolo. Ad maiora.

L’autore distribuito: i wikicratici presentano Wikicrazia


Ricevo spesso proposte di presentare Wikicrazia, il mio libro sull’azione di governo ai tempi della rete. Il tema è caldo, e lo rimarrà: dal mio punto di osservazione ho l’impressione che in tutta Italia si stiano costruendo spazi di collaborazione tra cittadini e istituzioni abilitati da Internet. In questi mesi di viaggi e di incontri collegati al libro, ho avuto la fortuna di incontrare veramente tante persone competenti, idealiste e appassionate, certamente in grado di fare proposte credibili di governo wiki nei loro territori. Vedo il mio ruolo, almeno in parte, nell’aiutare queste persone a stabilire collegamenti le une con le altre e con il movimento mondiale dell’open government. Sono cresciuto in provincia, e so bene quanta forza possa dare l’agire nel proprio territorio sentendosi parte di un fenomeno globale.

In questo periodo mi trovo all’estero. Mi è molto più difficile del solito spostarmi, e mi ero rassegnato a sospendere gli incontri per diversi mesi. La settimana scorsa, però, ho ricevuto un invito particolarmente interessante, e ho chiesto agli organizzatori se fossero disposti ad ascoltare la presentazione del libro, invece che da me, da qualcuno che lo conosce bene e che si riconosce nel movimento per un governo aperto. La risposta è stata entusiastica. A questo punto ho pubblicato un update su Facebook per sondare la disponibilità dei miei amici e lettori; con mia grande sorpresa, nel giro di un paio d’ore una mezza dozzina di persone (alcune delle quali non conosco personalmente) si sono rese disponibili a presentare il libro. Fantastico: un libro sulla collaborazione, scritto in modo collaborativo, e perfino presentato da una comunità aperta in stile wiki! Non credo sia mai stato fatto.

A questo punto vi faccio una proposta più articolata. Io e Navarra Editore cerchiamo volontari per presentare Wikicrazia al mio posto nei prossimi mesi, quando capita (e capiterà sempre più spesso) che io non possa andare di persona. I requisiti per farlo sono:

  • avere letto il libro. Non è invece necessario condividerlo in toto; potete anche fare una presentazione critica se vi sembra giusto così.
  • essere disposti a parlare in pubblico.

L’obiettivo è costruire un gruppo di wikicratici avanzati distribuiti tra le varie regioni italiane, in grado di parlare con competenza e disinvoltura di queste cose nelle occasioni pubbliche che si organizzano nei diversi territori. Ho la sensazione che un gruppo così potrebbe essere utile anche per fare altre cose.

La carica dei wikicratici


È suonata l’ora dell’open government in Italia. Come molti fenomeni nel nostro paese, non è immediatamente evidente perché parte dalla periferia e si diffonde a macchia di leopardo, invece di essere avviate da una decisione strategica dello Stato centrale come è avvenuto negli USA e nel Regno Unito. In questa fase sembra che i soggetti più vivaci siano le città: basta guardare ePart a Udine), Karaliscrazia a Cagliari, Wikicrazia a San Benedetto del Tronto. Si attendono le mosse della nuovissima giunta di Milano: nel frattempo sia il sindaco Giuliano Pisapia che, soprattutto, l’assessore all’Expo Stefano Boeri (molto attivo su Facebook) continuano a intrattenere una conversazione serrata con i loro sostenitori sui social media.

Scavando un po’, però, si capisce che la vera protagonista di questa fase dell’open government italiano è la società civile. L’iniziativa di San Benedetto parte da un gruppo di cittadini e dal quotidiano Riviera Oggi; a Cagliari le iniziative sono addirittura due, entrambe di matrice società civile (oltre a Karaliscrazia c’è l’Ideario per Cagliari); a Milano, le aperture verso il governo aperto esercitato con strumenti internet sono spinte dell’associazione GreenGeek, che si è mostrata in grado di convogliare verso la collaborazione istituzionale una buona parte dei cittadini connessi che hanno partecipato alla campagna elettorale dell’attuale sindaco (a Udine, invece, l’iniziativa ePart è stata presa dalla giunta). Le giunte, più che prendere iniziative, stanno reagendo alle iniziative dei cittadini. La via italiana all’open government, quindi, è caratterizzata da una doppia anomalia: si svolge più a livello locale che a livello centrale, e la società civile vi svolge un ruolo guida che non mi risulta avere precedenti negli altri paesi.

Altre città seguiranno. Ogni settimana vengo contattato da persone, gruppi e amministrazioni che vogliono lanciare iniziative di collaborazione tra cittadini e giunte; mi chiedono un confronto, mi invitano a iniziative pubbliche. Mi sento onorato e un po’ commosso dal fatto che molte di queste persone usino il mio libro Wikicrazia come un manuale di istruzioni: un libro che non solo ti informa, ma ti abilita a fare.

Questa ricchezza di partecipazione è una risorsa straordinaria, ma nasconde un rischio: quello che gli amministratori si sentano messi alle corde, e percepiscano come una forzatura quella che dovrebbe essere una collaborazione naturale. Il mio primo consiglio alle persone che stanno cercando di costruire esperienze wikicratiche nelle loro città e mi chiedono “come facciamo?” è sempre lo stesso: avete bisogno di coinvolgere il sindaco o la giunta, e preparatevi a modellare l’esperimento in modo che loro ci si ritrovino a loro agio, anche se questo comporta rinunciare ad alcune delle vostre idee. Certo, i cittadini hanno tutto il diritto di fare proposte in autonomia; ma fare proposte non è open government. Per fare open government deve esserci una collaborazione esplicita tra cittadini e amministrazioni: queste ultime detengono la legittimità democratica necessaria a prendere e attuare decisioni che, necessariamente, riguardano tutti i cittadini, anche quelli che non partecipano al processo.

Nei prossimi mesi mi riprometto di dare spazio su questo blog alle tante esperienze di governance collaborativa a livello locale in preparazione o in atto in Italia e all’estero. Le passerò anche un po’ ai raggi X, per distillare le idee migliori da tutta questa energia civica. Se ne conoscete qualcuna e avete voglia di propormela, ve ne sarò grato; mi trovate su questo blog, sui principali social network o all’email alberto[chiocciola]cottica[punto]net.