Archivio della categoria: Wikicrazia

Wikicrazia e la strada nelle gambe

Sono di nuovo in giro a presentare Wikicrazia (alla fine l’avrò presentato a tutti i lettori, uno per uno!). Domani (25 marzo) vado a Cagliari: sarò ospite di Eutropia e della Facoltà di Scienze Politiche, e avrò due discussant d’eccezione, l’imprenditore e ex presidente della Regione Renato Soru e la sociologa Aide Esu. In cabina di regia ci sarà Mauro Tuzzolino (qui su Facebook).

Mercoledì 30 invece gioco in casa; presento il libro non solo a Milano, ma a The Hub, che è un po’ il mio secondo ufficio in città. Come discussant avrò i ragazzi de Lo Spazio della Politica, e anche qui la discussione si annuncia vivace (qui su Facebook).

Visto che sono in vena di stare in strada per incontrare persone, domenica vado a correre la Stramilano (la mezza maratona, non la 10 km!) con gli X.Runners. Punto a essere l’economista più veloce di Milano — sulle lunghe distanze, ovviamente, tanto si è capito che sono un fondista.

La forza e la fatica e degli open data

Dalla mailing list di Spaghetti Open Data (impagabile) raccolgo e rilancio due segnalazioni di questi giorni che mi sembrano interessanti.

  1. la prima è la straordinaria demo di data.gov sui terremoti. Pesca da un dataset di terremoti, archiviati per intensità e coordinate geografiche, e restituisce una mappa dei terremoti dell’ultima settimana. Siccome è aggiornata dinamicamente, la visualizzazione cambia nel tempo: qui sopra mostro uno screengrab che fa vedere i 300 e passa eventi sismici avvenuti in Giappone questa settimana, su oltre 400 in tutto il mondo (hat tip: Matteo Brunati). Riccardo Strobbia ha costruito uno strumento simile, stringendo i limiti temporali della query per avere una visualizzazione dei terremoti in tempo reale (hat tip: Federico Bo)
  2. la seconda è utile per temperare i nostri entusiasmi per i dati aperti con le difficoltà molto reali di manipolazione. Eric Sanna ha pubblicato una specie di tutorial per costruire un semplice grafico a partire dal dataset di assenze dal lavoro dei dipendenti del Consiglio Nazionale delle Ricerche, la cui pubblicazione, come forse ricorderete, è prevista dal decreto Brunetta. Il CNR, come purtroppo molti enti e agenzie, ha pubblicato sì i dati, ma in formato PDF, quindi pochissimo aperto. A forza di smanettare, Eric riesce a passare da PDF a Excel, e da Excel a un grafico. Però ci mette un’ora e mezza: lui, che in quanto a rapporto con i dati è decisamente più attrezzato del cittadino medio (lavora all’ISTAT)! Inoltre, il lavoro descritto da Eric serve solo a fluidificare i dati e mostrarli, mentre si ferma alla soglia dell’elaborazione vera e propria – cioè della fase che potrebbe strappare ai dati qualche segreto, qualche intuizione. Per esempio: come interpretare il picco di assenze in agosto? Conclusione: manipolare i dati è faticoso, e lo rimarrà ancora a lungo. C’è ancora molto lavoro da fare per rendere i dati pubblici veramente fruibili, e fino a che non lo saranno il loro potenziale rimarrà ancora, almeno in parte, inespresso.

Contro le gare d’appalto

Facciamo un gioco: voi pensate a un’azienda italiana in grado di realizzare giochi urbani per migliorare le città divertendo, e io indovino a quale state pensando. Pronti? Bene: state pensando a Focus, che ha inventato CriticalCity Upload (disclosure: faccio parte del suo advisory board).

Ok, era facile. Se fate circolare la domanda nelle reti sociali che si occupano di creatività in Italia, il nome CriticalCity salta fuori immediatamente: ha vinto sette premi in Italia e all’estero; messo insieme una comunità di 250 giocatori già nella primissima versione (2008); ottenuto una rassegna stampa sterminata (da Wired a Nòva 24Ore). Anche Google pesca il sito di CriticalCity al quarto posto (ai primi tre ci sono la voce “giochi urbani” di Wikipedia, che comunque cita CriticalCity; un sito che vende videogames; e un produttore di scivoli e altalene).

Nonostante il curriculum, un anno fa il gruppo di CriticalCity è riuscita a perdere una gara indetta dalla Regione Puglia per costruire un gioco per animare la comunità dei creativi resa visibile dalle politiche giovanili pugliesi, e in particolare da Bollenti Spiriti, un’iniziativa molto avanzata per l’Italia. Ha vinto invece una cordata costituita da Consorzio Nova (credo si occupi di innovazione sociale, ma il sito è in costruzione al momento in cui scrivo), un’agenzia di pubblicità e marketing, Tom Comunicazione, e un’azienda che fa e-learning, Grifo Multimedia. Non molto a che vedere con il mondo dei giochi: significa che avevano una proposta valutata come molto forte, con idee chiare.

Archiviata la delusione, i ragazzi si sono rimboccati le maniche, e a maggio 2010) Focus ha ottenuto un finanziamento da Fondazione Cariplo, grazie al quale ha lanciato l’attuale versione del gioco, CriticalCity Upload.

  • il lancio di CCU è avvenuto a ottobre 2010, dopo cinque mesi dall’approvazione del contributo
  • nei primi due mesi, a fronte di una spesa di zero euro in comunicazione, ottocento utenti verificati uno per uno, di cui zero spambot, si sono iscritti a CCU.
  • nello stesso periodo, questi utenti giocatori hanno svolto 1516 missioni
  • Upload è costato, per il primo anno, circa 150.000 euro, finanziati per il 70% da Fondazione Cariplo, e al 30% da clienti terzi
  • sotto il cofano c’è un motore di gioco sviluppato insieme alla californiana Playtime, che ha inventato questo tipo di gioco urbano nei primi anni duemila.
  • hanno lanciato il loro gioco, Firstlaif, a novembre 2010, dopo un anno dalla vittoria.
  • Firstlaif trae un’ispirazione molto evidente da CriticalCity. Confrontate il video di presentazione di Firstlaif con quello di CC prima versione (fine 2007); confrontate le piattaforme in generale: alle istruzioni di CC corrispondono le sfide di Firstlaif, alle esecuzioni le missioni, ai nodi le officine.
  • dopo un mese, sulla piattaforma erano state realizzate 16 missioni (fonte)
  • sempre nel primo mese di attività, a fronte di una comunicazione “limitata a un bannerino sulla Repubblica Bari”, si sono registrati alla piattaforma oltre mille utenti (fonte: l’articolo di prima). Questa cifra va probabilmente presa con un bel paio di pinze: al momento in cui scrivo (31/12/2010, 10:45 CET+8) l’intera prima pagina è occupata da utenti con nomi come pwyfvc63, ibhw1dzk, afbty6ic2f eccetera. Queste non sono persone, ma spambot, cioè programmi che infiltrano le reti sociali con l’obiettivo di mettere messaggi pubblicitari su viagra, allungamento del pene, farmaci senza ricetta e tutto il solito repertorio della peggiore Internet. Mi sono passato i primi 100 utenti e quelli con dei nomi realistici sono in tutto sei.
  • è costato alla Regione Puglia 335.000 euro (fonte: accesso agli atti da parte di Focus)
  • Insomma, è chiaro che la Regione ha fatto una scelta infelice. Non ho motivo di pensare che i funzionari responsabili siano stupidi o malintenzionati (al contrario, conosco alcune persone dello staff di Bollenti Spiriti e ne ho grande stima, come ho detto qui). Credo che il problema sia piuttosto tecnologico-legale: gli enti pubblici sono obbligati a usare una tecnologia specifica per scegliere i propri fornitori (anche quelli di giochi urbani), e questa tecnologia è la gara. Si tratta di una procedura di evidenza pubblica in cui un soggetto, volendo comprare un certo bene o servizio, descrive in un documento le caratteristiche di ciò che vuole comprare, il prezzo massimo che è disposto a pagare e i criteri in base al quale valuterà le proposte pervenute. Alla scadenza del bando, una commissione indipendente di esperti valuta le offerte e sceglie quella vincitrice. Questa procedura è pensata per essere efficiente (permette il confronto tra più proposte), meritocratica (stabilisce dei criteri chiari su cui è possibile misurare le proposte concorrenti) e imparziale (tutto è alla luce del sole, e tutte le proposte seguono lo stesso iter).

    Nonostante questi pregi, le gare non risolvono tutti i problemi. La valutazione dei progetti pubblici (in particolare quella ex ante) è una cosa molto difficile. Questo crea un’asimmetria informativa strutturale che affligge soprattutto i progetti immateriali: per definizione, il fornitore è molto più preparato dell’amministrazione cliente sull’oggetto della fornitura, e quindi non è affatto semplice capire quando un contratto è vantaggioso e quando non lo è. Il fatto è che la gara, in quanto procedura, rappresenta lo stato dell’arte, ma quello del diciannovesimo secolo. Funziona bene per forniture di beni e servizi ben definiti, serviti da fornitori in concorrenza tra loro, e che avvengono in un contesto statico. Banalizzando, va benissimo per comprare la carta igienica, ma lascia a desiderare se vuoi fare investimenti strategici. L’appalto per il famigerato portale Italia.it, il progetto pubblico fallimentare per antonomasia, è stato assegnato con una regolare gara.

    Quando noi abbiamo bisogno di capire chi, nel mondo, è esperto di una certa cosa e potrebbe probabilmente darci una mano nel trattarla facciamo una cosa molto semplice: chiediamo agli amici, e a Google. Per chi, come me, ha coltivato una discreta rete di relazioni basta spesso scrivere su Twitter o Facebook una domanda, anche molto specifica (“ciao a tutti, conoscete un bravo matematico dei grafi che capisca di misure alternative di centralità dei nodi in una rete?”) per ricevere qualche pista da seguire nel giro di pochi minuti, o al massimo poche ore. Le piste consistono in genere di links, che portano ad una pubblicazione o al curriculum di persone con quella specializzazione. Se sembrano promettenti, gli si può scrivere, e loro possono offrirsi direttamente di risolvere il nostro problema o indicarci colleghi più adatti di loro. Questo modo di procedere usa reti di competenze per filtrare l’informazione; il fatto che lo usiamo tutti i giorni è un buon indicatore della sua efficacia. Non credo che manchi sul piano dell’accountability; l’accountability dovrebbe essere verso il risultato, non la procedura. La trasparenza di quei risultati aiuta i migliori fornitori a costruire reputazione, attraverso la quale riceveranno, in futuro, più incarichi.

    La gara pubblica fa parte dell’arsenale della burocrazia weberiana, essa stessa una straordinaria innovazione che, però, è arrivata all’obsolescenza. Proporrei (di fatto l’ho già proposto, in Wikicrazia) di ripensare le forme dell’amministrazione pubblica: in tempi di risorse limitate mi sembra abbia senso dotarsi dei migliori strumenti di scelta disponibili. CriticalCity Upload è semplicemente migliore di Firstlaif, e uno strumento che porta a scegliere la seconda sulla prima non è un buono strumento.