Sono da parecchi anni un lettore attento di Clay Shirky. Lo considero un pensatore profondo e originale, e ho imparato molto da lui. Il suo ultimo post è, come sempre, chiaro e coraggioso: ma, per la prima volta, non mi ha colto di sorpresa.
Shirky – che di mestiere fa il professore universitario – si occupa per la prima volta di come Internet impatta l’istruzione superiore; coglie l’occasione del lancio di Udacity e Coursera (“i Napster dell’istruzione”) per spiegare come quelli che chiama MOOCs (Massive Open Online Courses) hanno già cambiato il panorama del mondo accademico, anche se lo schianto non si è ancora fatto sentire.
C’è poco da dire. Sono d’accordo con tutto: che i corsi funzionano mediamente bene, quando non addirittura molto bene (qui c’è la mia prova su strada della Khan Academy); che scalano magnificamente, e che non minacciano le grandi università ma mettono a rischio quelle di provincia (qui trovate un resoconto della mia esperienza con Coursera – sto preparando proprio adesso l’esame finale – alla fine trovate le riflessioni su Harvard vs. Università di Camerino). Avevo perfino usato il parallelo tra istruzione e industria musicale (un anno fa). Shirky scrive meglio di me ed è più lucido, come al solito; al di là di questo, la differenza principale è che io sono uno studente, mentre lui vede l’accademia dall’interno e può fare una previsione sul come reagirà al cambiamento. Ed è questa:
rischiamo di essere gli ultimi ad ammettere che il nostro mondo è cambiato.