Relaziono solo ora su un incontro avvenuto qualche tempo fa a Bologna sul Piano Telematico Regionale 2007-09 dell’Emilia Romagna. L’incontro è stato organizzato da Gianluca Borghi (che ho scoperto essere mio concittadino) e ha visto la partecipazione fra gli altri (sala gremitissima) di Davide Rossi dell’Università di Bologna, Carlo Piana della Free Software Foundation Europe, Andrea Pescetti di OpenOffice.org, Lele Rozza di Attivazione.org, Maurizio Berti di Yacme, Roberto Camporesi del Gruppo Maggioli, Claudio Cicali di Renomo, Luigi Rambelli di Legambiente, Marzia Vaccari di Technédonne e FemCamp … alla presenza dell’Assessore Duccio Campagnoli e del responsabile del servizio Ing.Marco Calzolari.
Quello che è successo in Emilia Romagna e che ha portato a riunirsi così tanti operatori e soggetti del mondo della governance e dell’ICT è che la Regione (dopo l’esperienza di Iperbole) ha compiuto la scelta (credo unica in Italia) di dotarsi di una propria infrastruttura di rete telematica (invece di affittarla dagli operatori di mercato, che comunque rimangono gli unici a poter fornire servizi di connessione ai privati) che ha permesso a tutte le amministrazioni locali di avere accesso a internet a banda larga e fornire servizi di eGovernment ai cittadini, e che si configura ora come bene pubblico con enormi potenzialità di utilizzo a favore della collettività.
Tra gli obiettivi principali del PITER 2007/2009 si legge ad esempio “promuovere una dimensione più vasta della società dell’informazione, affiancando agli aspetti tecnologici quelli di stampo culturale e formativo; costruire una community network degli enti locali, e assicurare pari opportunità in tutto il territorio regionale, con una articolata attività di contrasto al digital divide.”
All’incontro si è parlato in particolare del ruolo che la regione e il nuovo PITER può ricoprire per la ricerca e lo sviluppo (tramite commesse) di free software applicativi per questi servizi di eGovernment che darebbero un contributo sia alla conoscenze e competenze condivise del territorio (ma non solo) sia allo sviluppo di un settore di piccole aziende di servizi (invece di pagare royalties di segretissimo – e quindi con i connessi problemi di sicurezza e trasparenza per i dati delle P.A. – software proprietario a multinazionali).
La posizione ufficiale della Regione è di “non favore verso il software libero”, ma nel concreto questa si esprime nella scelta abbastanza pragmatica di lasciare libertà di scelta (e quindi prevalente utilizzo di software proprietario Microsoft) per le applicazioni “tradizionali”, mentre quando si tratta di sviluppare nuovo software ad hoc la regione punta con più decisione sul free software: nel prossimo piano operativo annuale si prevede ad esempio lo sviluppo di software libero in 42 su 46 progetti di nuovi software applicativi.
Interessante anche l’obiezione verso la generale diffidenza nell’utilizzo del software opensource che porta spesso a dire cose tipo “piccoli comuni SPERIMENTANO opensource…”: non si tratta di “provarci”, ma di affidarsi ad aziende competenti nella migrazione da software proprietario a software libero, di iniziare a insegnare nelle scuole a usare questi applicativi, etc.
L’incontro si è chiuso dicendo una volta ancora che il desiderio della Regione è quello di passare dalla rete infrastrutturale ad una social community network, attraverso una governance che quindi sappia coinvolgere tutti i soggetti e gli attori che sul territorio sono portatori di un interesse nel suo sviluppo: piccole e medie imprese, centri di ricerca e università, cittadini, comunità di sviluppo, associazioni di advocacy, produttori di contenuti, fornitori di accesso e servizi, etc. Ancora una volta si parla e si ricerca la progettazione partecipata quindi, ancora una volta sento questo “desiderio” venire dall’Emilia Romagna, o è una mia impressione? voi che ne dite?