l’11 e il 12 giugno vado a Londra a un seminario della serie Innovative Service Delivery Workshop dell’OCSE (niente link per ora)
Se i vostri giri coincidono con i miei fatevi vedere, magari ci prendiamo un caffè insieme. In generale, se vi interessa sapere dove sono potete vederlo facilmente da Dopplr (raddoppiato su Faccialibro).
Sono le 9. Lascio Matera sotto una furiosa nevicata, che sta trasformando la zona in un paesaggio degno del Dottor Zivago. Mi sembra un buon momento per riflettere: sono reduce da tre giorni di lavoro full immersion su Visioni Urbane, e ancora non ho avuto il tempo di tentarne una valutazione.
Il workshop su tecnologie per la creatività di ieri l’altro con Bruce Sterling è andato certamente molto bene. Grande partecipazione, clima eccellente, e warmup mattutino con il potentino Giuseppe Granieri (qui le sue slide), che mi piace davvero molto e il cui pensiero sto cercando di capire meglio. Ha provato a preparare per le profezie di Bruce una platea il cui grado di confidenza tecnologica è molto vario, riuscendo ad essere chiaro e efficace. La sua relazione era fatta con molto, moltissimo Chris Anderson, un po’ di comuni radici lucane, un richiamo ad alcuni concetti chiave del suo libro e qualche accenno al pensiero di Sterling stesso.
Quanto a Bruce, ha fatto la sua parte molto bene, “spiazzando” più volte il nostro pensiero (anche se, diciamocelo pure, non aveva studiato gran che, e si è limitato a riciclare le cose che si era preparato per un convegno di cui è relatore oggi, a Matera. Infatti io, nella mia relazione, gli ho parlato sempre di Basilicata, e lui ha continuato a parlare soltanto di Matera. Nota a margine: se vuoi un esperto che entri davvero nel tuo problema, non scegliertelo così grande e famoso da essere portato a snobbarti. In questo caso noi non volevamo un consulente ma un visionario, e quindi va bene così). I commenti che stanno affluendo al blog di VU sono una testimonianza di quanto l’impostazione aperta e orientata ai valori della conoscenza del progetto sia stata compresa e condivisa dalla nascente community di creativi lucani.
Tutto bene, quindi? Naturalmente no. Il problema, come sempre, sono i tempi. La community creativa di VU sta strutturandosi, e credo che riuscirei a portarla a fare una vera progettazione di spazi per la creatività, ciascuno con un modello di gestione, un business plan, un’estetica e tutto. Il problema è che ci vorrebbe almeno un anno, mentre la Regione è vincolata ad avviare i cantieri per la ristrutturazione degli spazi entro la fine del 2008, il che significa decidere al massimo a marzo.
Sono in viaggio e non posso accedere alla mia biblioteca (altra nota a margine: col cavolo che è tutto online, e comunque sono sullo shuttle che mi porta all’aeroporto di Bari), ma mi viene in mente un bellissimo libro di Luigi Bobbio sulla decisione pubblica, La democrazia non abita a Gordio. L’autore, pur consigliando ai decisori pubblici di adottare un approccio molto aperto a tutti gli stakeholders, osserva che questo modello decisionale ha tempi molto lunghi, perché in genere non si tratta solo di negoziare una soluzione tra interessi diversi, ma proprio di esplorare lo spazio delle alternative, ricostruendone una mappa. Più sono i soggetti coinvolti, più alternative emergeranno, complicando il processo. D’altra parte è proprio in questo spazio che possono emergere le soluzioni brillanti e innovative che poi proteggono i progetti da veti e blocchi nella fase di realizzazione.
Il caso di VU è un po’ strano, perché ci stiamo costruendo uno spazio di interazione molto adatto alla progettazione partecipata: interessi potenzialmente convergenti, punti di riferimento culturali comuni (come le parole di Bruce ieri), alcuni valori fondanti e condivisi con chi partecipa, una conoscenza molto puntuale dello stato della creatività in questo territorio. La cosa che ci manca per fare un lavoro strepitoso è il tempo! Certo, una decisione presa a marzo potendo accedere alla community di VU sarà sempre più informata di quella che avremmo presa in sua assenza, ma il potenziale partecipativo di questo processo è ancora una frazione di ciò che potrebbe essere. Staremo a vedere…
Riguardo al problema di ogni persona che lavora nel mondo della creatività/IT/hi-tech/etc. di spiegare che lavoro si fa in 3 parole, del quale ha già parlato Alberto qui, segnalo sul blog di Bruce Sterling questo documento/presentazione dal titolo “the fuzzy tail” commentato da Sterling così:
“This is a classic example of the 21st century dictum that, if you can actually explain what you’re doing, you’ve already been outsourced to India.”
Che dire, questa me la segno, può essere una buona risposta da dare se si è in difficoltà, no?