Giornata interessante quella di ieri per il mio gruppo, i Fiamma Fumana, dedicata a conoscere djs con cui avviare collaborazioni possibili. A un certo punto, già abbastanza avanti nella serata, stavamo parlando con Aika, la batterista delle Bambole di Pezza, che è anche dj, è lei ci ha detto che lavora in un call center. Sia Lady Jessica che Roberta hanno annuito, comprensive: qualche mese di call center è toccato anche a loro. Poi Aika ha detto una cosa interessante: che l’ambiente di lavoro al call center dove lavora lei è bellissimo, sono tutti musicisti, videomakers, creativi a vario titolo.
Se li pagassero decorosamente potrebbe anche essere uno scambio sano: un lavoro molto flessibile, che ti lascia spazio per i tuoi progetti creativi, in cui parcheggiarsi un paio d’anni mentre si tenta di sfondare come artista. Se non funziona si va a fare un lavoro vero, se funziona si lascia comunque il call center per fare l’artista.
In generale, secondo me nella società creativa che sta emergendo c’è bisogno di ripensare il lavoro per sfumare la cesura tra dilettanti avanzati e professionisti. Del resto Greg Gillis aka Girl Talk, che ha vinto il Wired Rave Award 2007, è uno che durante la settimana va in ufficio (fa il bioingegnere), poi nel weekend vola a Londra per fare uno show con Beck. Non è un professionista, ma non si può certo definire un dilettante…