Tag Archives: Commissione Europea

Policy as conversation?

I may be too optimistic, but I see some signals that a new kind of conversation is opening between (some) public administrations and (some) citizens. Here they are:

1. The OECD workshop I took part in last week, in London. We talked of co-design and co-delivery in public services, public administrations and citizens together; and we went about it in a free flowing, informal style, basing the discussion on detailed case studies. Interestingly, it was not a one-off, but part of a series (Innovative Delivery Workshop Series), so it seems that the OECD has some intention of carrying this stuff forwards.

2. The Public Services 2.0 group is launching today a collective brainstorming that should lead to an open declaration to present to the EU ministerial conference on the European IT strategy (Målmo, November 2009)

3. The European Commission participates an a typical hacker conference like Reboot, and it chooses it as the venue for a workshop on how to help the new European Parliament to make wise decisions on technology policy.

It is not realistic to expect miracle solutions from all this; they are very small initiatives. But they are small wise moves, and they are way better than the current balkanisation of the debate (check out this video). in which the Hon. Gabriella Carlucci (former TV showgirl, presently vice president of the Italian parliamentary commission on childhood) tells dissenting blogger Alessandro Gilioli that she wishes his son would be stalked by a pedophile while on Facebook. Check it out, and then tell me we don’t need to let all sides talk, openly and respectfully.

Policy as conversation? (Italiano)

Sarò troppo ottimista, ma vedo segnali che si stia aprendo una conversazione di tipo nuovo tra (alcune) pubbliche amministrazioni e (alcuni) cittadini. Eccoli:

1. Il seminario dell’OCSE a cui ho partecipato la settimana scorsa a Londra. Si è parlato di co-progettazione e co-implementazione di servizi pubblici, amministrazioni e cittadini insieme; e se ne è parlato con uno stile disingessato, in gruppi di lavoro internazionali che discutevano di casi molto concreti. E la cosa più interessante è che fa parte di una serie di seminari (Innovative Delivery Workshop Series), quindi sembra che l’OCSE sia intenzionato ad andare in questa direzione.

2. Il gruppo di Public Services 2.0 che lancia oggi un brainstorming collettivo per costruire una dichiarazione da presentare alla conferenza dei ministri UE sulla strategia europea per l’IT (Målmo, novembre 2009).

3. La Commissione Europea che partecipa a una conferenza abbastanza hacker come Reboot, e vi organizza un seminario su come aiutare il nuovo parlamento europeo a prendere decisioni sensate in materia di politica della tecnologia.

Non è realistico aspettarsi soluzioni miracolose da questa roba, in fondo si tratta di cose molto piccole. Ma sono piccole cose sagge, e sono meglio, molto meglio dell’attuale balcanizzazione del dibattito, con l’onorevole Carlucci che augura al figlio del blogger e giornalista Alessandro Gilioli di essere adescato da un pedofilo (in questo video).

Genio pontieri

In un post molto efficace – e che vince il premio per il miglior titolo: Hacking the European Commission – David tira le somme di Public Services 2.0, e si dichiara soddisfatto. Il workshop era proprio giusto: autogestito, ma non caotico; franco e diretto, ma non gratuitamente polemico; ad alta intensità di tecnologia, ma non esoterico. Di conseguenza, molti funzionari di rango elevato della Commissione ne hanno percepito la novità, ma senza per questo considerarlo strampalato o minaccioso.

David, Lee, Dominic e Justin hanno costruito un ponte tra la Commissione e il mondo del web 2.0. A questo risultato abbiamo contribuito tutti noi, ma un merito particolare va attribuito a David, che ha passato anni a Bruxelles, ha lavorato per la Commissione stessa e ne conosce bene linguaggi e logiche. Proprio questa conoscenza gli ha permesso di mettere in piedi un formato così efficace. Nessuno di noi ne sarebbe stato capace.

Ci vogliono gli innovatori, quelli che gli americani chiamano trailblazers. Ma in fondo non ce ne vogliono poi così tanti: la nostra capacità di migliorarci in quanto società non sembra limitata tanto dalla capacità di produrre innovazione, quanto da quella di assorbirla e metterla a sistema. Le persone come David, che si impegnano per tradurre le cose, portandone il significato profondo ad attraversare i linguaggi, le pratiche, i sistemi di pensiero: queste persone sono importanti perché costruiscono ponti, allargano strettoie, sbloccano ingorghi e permettono alle idee di diffondersi sempre più lontano.

E a proposito di costruire ponti, è stata molto bella l’esperienza dell’endorsement istituzionale di Kublai. Ne racconterò presto.