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I social networks possono avere transizioni di fase?

Quando il numero di utenti che stavano usando Kublai simultaneamente ha raggiunto i 15-20, ho avuto la sensazione quasi fisica che l’esperienza cambiasse completamente. Qualunque cosa facessimo localmente (in classe) compariva nel feed attività recenti, e gli utenti in tutta Italia reagivano. E’ stato moto divertente, per gli studenti e anche per me.

Mi sono venute in mente le transizioni di fase (un termine di fisica che denota ciò che accade alla materia quando cambia il suo stato, da solido a liquido a gassoso o vicerversa). Kublai sembrava un ghiacciaio: in precedenza si era mosso rimanendo allo stato solido, trascinato dalla gravità e segnando il paesaggio con una morena, ma ora si stava sciogliendo, e si muoveva molto più velocemente. Questo pone una domanda affascinante: è lo stesso processo che accade a una velocità maggiore o la velocità maggiore implica un processo diverso? Nell’esempio del ghiacciaio che si scioglie, la transizione da ghiaccio a acqua genera un torrente, che è molto diverso da una morena accelerata. A intuito, direi che questo si applica anche a Kublai: più in specifico, farei l’ipotesi che la Kublai “liquida” concentra maggiormente i commenti su una proporzione più piccola di progetti molto attivi rispetto alla Kublai “solida”… ma tutto ciò è molto lontano da una conclusione fondata.

Nelle scienze della complessità la materia alla soglia della transizione di fase ha proprietà interessanti, e viene detta trovarsi al bordo del caos. Quindi Ruggero e io ci siamo intrigati, e abbiamo discusso di modi per studiare questo fenomeno con la matematica dei grafi. Nel frattempo ho reclutato alcuni dei membri più attivi della community per fare un esperimento nell’uso di Kublai come piattaforma semi-sincrona: consiste nel darsi appuntamento per fare una “jam progettuale”, cercando di avere 20-30 persone che postano contemporaneamente, e vedere cosa succede. Ci sarà una transizione di fase? La sentiranno gli altri kublaiani come l’ho sentita io? Posterò i progressi -se ne faremo – qui sul blog man mano che la riflessione va avanti.

Can social networks undergo phase transitions?

A few days ago I was giving a lecture to an audience of young creative people. Part of it was devoted to showing them how to use Kublai as a platform for developing their ideas into full-fledged projects. Since I thought the experience of joining Kublai would be more fun if students got early response from the community, I started to Skype people I saw online asking them to drop by and say hello to the newcomers. A few did; and, as the (about 15 students) started to interact with Kublai, the activity got noticed by a few more kublaians, who decided to drop by as well. < (lang_en>

As the number of people using Kublai simultaneously got in the 15-20 range, I got the almost physical feeling of the experience changing dramatically. Any action taken locally (in the classroom) would show up in the recent activity feed, and users across the country would pick up on it. Response was almost instantaneous: as soon as you finished writing something, somebody else had commented on it. It was quite exhilarating, for me and for the students.

I could not help being reminded of phase transitions (in physics that’s the transformation undergone by matter when it changes its state, say from solid to liquid to gas or viceversa). Kublai felt like a glacier: it had been moving in its solid state, pulled down by gravity and shaping the landscape with moraines, but now it was melting, and moving much faster as a result. This raises a fascinating question: is this the same process happening at a higher speed or does the higher speed imply a different process? In the example of the melting glacier the transition from ice to water gives rise a stream, which is most emphatically not the same thing as a faster moraine. My intuition would be that’s the case for Kublai too: specifically, I’m conjecturing that “liquid” Kublai tends to concentrate a higher share of the posts on the most active projects than the “solid” Kublai… but that’s very far from a founded conclusion.

In complexity science, matter at the phase transition threshold exhibits interesting properties and is said to be at the edge of chaos. So Ruggero and I got quite excited, and discussed ways to study this phenomenon through graph maths. Meanwhile, I enlisted some of the most active members of the community in running an experiment of using Kublai as a semi-synchronous environment: it comes down to doing a “project coaching jam” on a set date and time, trying to get 20-30 people to start posting at the same time, and we’ll see how that goes. Will the phase transition take place? Will other people get the same feeling that I did before? I’ll post any progress – if any – on the blog as we go.

Buoni propositi per il 2010: studiare (di più) l’economia della complessità

Volevo e voglio viaggiare di meno, ma l’occasione vale l’eccezione. Eccomi a Torino per seguire il corso di David Lane su quella che lui chiama “innovazione nello spazio agenti-artefatti”. David, non ho difficoltà ad ammetterlo, è uno dei miei eroi. Tanto per dirne una, è stato fin dall’inizio nel programma sull’economia dell’Istituto di Santa Fe, la culla della scienza della complessità e dell’approccio interdisciplinare: anzi, ne è stato uno dei direttori, sostituendo nientemeno che Brian Arthur. Ascoltare una lezione di David è come andare su un otto volante disegnato da un genio sadico: passa con disivoltura dalla modellizzazione del comportamento delle formiche in un formicaio ai metodi di costruzione degli utensili in selce nel neolitico. Io mi aggrappo disperatamente e cerco di non essere sbalzato fuori, e di seguire la lezione fino alla fine.

Sono convinto che l’approccio complexity allo studio dell’economia abbia davvero qualcosa da dire. E’ agilissimo, perché sfrutta strategie di indagine e di modellizzazione prese dalla biologia, dalla fisica, dall’informatica, dalla matematica delle reti, dall’etnografia; e molto rigoroso, perché i suoi campioni tendono ad essere più bravi con la matematica degli economisti tradizionali (che pure sono molto bravi). E studio, nella speranza di capire meglio i fenomeni di emergenza che vedo svolgersi davanti ai miei occhi – l’ultimo, di questi giorni, è l’autoorganizzazione del programma del Kublai Camp 2010. Qualcosa resterà.