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The Times They Are A-Changin’?

[segue da post precedente]

Da fine settembre in poi sono però tornate ad arrivare, finalmente, anche “energie positive” su Booster:
-Giovanna (un’allieva dei corsi) ci ha scritto una mail fiume dicendo e chiedendo di non mollare (e la stessa cosa hanno fatto altri allievi incontrati a Pescara dopo le ultime riunioni);
-Filippo Tantillo dell’ISFOL ci ha confermato l’interesse e la volontà espressa da parte dell’Accademia dell’Immagine de L’Aquila (oltre che sua personale) di accogliere la nostra proposta e realizzare un video che racconti Booster (diretto da lui e dai suoi allievi), ci ha incitato a rimanere nel progetto e a cercare di realizzare ciò che è possibile (“sarebbe un peccato…”) e su richiesta di Alberto ci ha messo anche in contatto con i responsabili ISFOL per i progetti in Abruzzo…;
-abbiamo trovato (grazie all’Isfol) finalmente un contatto vero con un “operativo” (co.co.co) regionale. La “storia” è la solita: lui è un appassionato di musica e conosce (musicalmente) Alberto e la scena pescarese coinvolta dal progetto…

Si sente insomma quasi un clima di tifo per noi e per il progetto.
Ora le condizioni sembrano cambiate, i riflettori si stanno accendendo sul progetto, abbiamo avviato contatti e collaborazioni con Dps, Isfol e Regione Abruzzo, abbiamo acquisito competenze di project management anche dal punto di vista della gestione formale dei progetti europei, abbiamo imposto integrazioni critiche ai verbali (da consegnare in Regione) e un nuovo verbalizzatore. Anche le “condizioni di lavoro” presenti e future in Booster e dopo il progetto, sono quindi mutate. Gli altri partners sembrano averlo avvertito (non hanno nemmeno provato a fare proposte di attività alternative alle nostre), ma è importante che le istituzioni vigilino sull’effettiva e “adeguata” realizzazione delle proposte per il project work (non più al livello di quelle avanzate in primavera, ma comunque potenzialemente utili agli allievi e alla nostra rete territorriale di progetto).

Speriamo che questo sia l’inizio di una fase nuovamente vitale e interessante della presenza di The Hub in Abruzzo… The Times They Are A-Changin’?

User generated policy?

Super di corsa, tra riunioni e concerti. Giusto un flash per fissare un’intuizione: a Roma, giovedì, ho fatto una discussione piacevole con alcuni amici dell’Unità di valutazione degli investimenti pubblici del Dipartimento di politiche per lo sviluppo, al Ministero dello sviluppo economico. Con loro stiamo pensando a un progetto di cui riferirò più avanti.
Comunque, si discuteva delle modalità di interazione tra centro (“il governo”) e istanze territoriali; in UVAL pensano che passi poca informazione e ancora meno collaborazione vera, e io ho proposto e di agganciarci al web sociale per migliorarle. Solo che se stai in una rete sociale vera devi abbracciarne modalità e valori, esserne un nodo tra gli altri. E questo porta dritto verso una situazione in cui da un lato le istanze territoriali (si parla ovviamente di quelle forti e attrezzate dal punto di vista cognitivo) si troveranno non solo a proporre idee progettuali, ma anche criteri di valutazione dei progetti, e perfino obiettivi di policy.
Alla fine di questa fantasticheria Marco Magrassi e io ci siamo guardati, stupiti per l’enormità della cosa. Sono possibili le politiche user generated?

Trasparenza e collaborazione

Sono partito per il tour americano dei Fiamma Fumana con tre libri nello zaino (più un saggio di Tito Bianchi sull’hard drive). Il primo – che ho già finito – è l’ormai classico The Long Tail di Chris Anderson, che avevo sentito citare tante di quelle volte che mi sembrava di averlo già letto. Il secondo – che sto leggendo ora – è Wikinomics di Tapscott e Williams. Il terzo ve lo racconto tra qualche giorno.

Comunque: in Wikinomics c’è la storia molto carina dell’IBM che “bussa alla porta” della comunità di sviluppatori di Linux. A un certo punto Dan Frye, il direttore del Linux Development Group, si rende conto che la rete interna di Big Blue è un problema per i suoi prgrammatori che partecipano al programma. Ragione: la comunità di sviluppatori comunica molto, in modo veloce e informale. Mentre lavora, il programmatore tiene spesso aperto Skype o MSN e chatta con altri che si interessano allo stesso problema. Domande, risposte, righe di codice vengono scambiate in modo molto rapido. I dipendenti IBM, però, accedono a internet dalla rete aziendale, sulla quale le parole si pesano, e le risposte sono molto più lente. E Frye cosa fa? Stacca il suo gruppo dalla rete di IBM, gli compra un accesso internet commerciale e lo incoraggia a chattare quanto gli pare, se questo serve a comunicare meglio con la community.

Il modo di comunicare nella pubblica amministrazione italiana, anche nei suoi pezzi più preparati, come il DPS, è veramente ingessato. Tu scrivi una cosa e tutti, invece di cliccare su “aggiungi un commento” ti mandano email: “io eliminerei il riferimento a questo”, “per quell’altro dobbiamo fare un passaggio politico”… in astratto capiscono benissimo i benefici della trasparenza e della multisoggettività, ma in concreto vedere scritto “io penso che qui bisogna fare questo” su un blog gli fa un certo effetto, anche se il post ha un autore e non rappresenta la linea ufficiale dell’istituzione.

Ma qui io tengo duro. Nelle cose di cui mi occupo creare coinvolgimento sul territorio è tutto. A cosa serve un bel documento che non diventa pubblico, e che non si può commentare e contraddire?