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Booster, “meglio di Un Posto al Sole”

Mi trattengo per ora dallo scrivere su questo blog il mio punto di vista completo sulla situazione attuale di Booster perchè mi ci vorrebbe un paio di giorni per farlo e… per altre ragioni. La storia di Booster sta però assumendo tutti gli aspetti di una telenovela infinta (la battuta che lo paragona a Un Posto al Sole è di Elisa), con continui colpi di scena, che da un certo punto di vista è interessante analizzare, ma il fatto di esserci contemporaneamente “dentro” rende la cosa molto stressante e snervante, oltre che rischiosa dal punto di vista finanziario e non solo.

Mi limiterò ad elencare alcuni degli aspetti che mi sembrano più interessanti:
1) esiste una Grande Famiglia degli Enti di Formazione (e dei soggetti ad essi collegati) che ha acquisito competenze di processo elevate sulla gestione dei fondi comunitari. Questa Grande Famiglia si muove in modo compatto nella aquisizione e gestione delle risorse comunitarie: o sei loro alleato, di tutti, o no;
2) se, come è, i controlli della Regione sono solo formali, chi ha competenze procedurali (come scrivere carta in modo che passi i controlli formali della Regione) ha molto più potere (capacità di bloccare e indirizzare le azioni e le decisioni) all’interno della PS rispetto a chi nel processo mette i contenuti e le azioni “vere”. Allo stesso modo grande enfasi nella discussione delle azioni da realizzare viene data alla loro “presentazione formale/rendicontabilità” (secondo le prassi consolidate) e molto poca alle azioni in se e agli obiettivi e risultati delle stesse (da notare che si sta parlando di progetti che dovrebbero essere innovativi e di sviluppo, quindi in qualche modo di rottura rispetto al passato);
3) il progetto è sempre strettamente legato al contesto, e il contesto in questo caso è fatto di ritardi cronici e strutturali (qualsiasi cosa è gestita in emergenza all’ultimo minuto e oltre), di inefficienze delle strutture pubbliche e para-pubbliche (per non dire di peggio), etc. E’ importante conoscerlo, capirlo, e in una qualche misura accettarlo, senza però rassegnarsi.
4) Esiste infatti una difficoltà di relazione e comprensione fra i soggetti del territorio, nel nostro caso spesso del Mezzogiorno d’Italia, e chi viene “dal Nord” e cerca di portare un modo diverso di lavorare e vedere le cose. Spesso si viene guardati con diffidenza e in caso di conflitti liquidati con un “non potete capire… qui non funziona così…”. La strada per il cambiamento è quindi molto difficile (ma non impossibile, citando Seravalli) e impervia.
5) E come sempre nelle relazioni umane, i rapporti fra due o più soggetti sono fragili: lungo e faticoso è il tempo che serve per costruirli, molto breve quello necessario per infrangerli. Dopodichè è molto difficile ricomporli. E i progetti vivono di relazioni umane.
6) Concordo su quanto mi dicevi ieri: la perdita di fiducia dell’associazione Pescara Duepuntozero (associazione di imprese e soggetti che si occupano di creatività a Pescara, nata su proposta e iniziativa di Booster) e dei soggetti che la compngono verso il progetto e le istituzioni in generale, a causa dei problemi dello stesso e del comportamento di chi lo gestisce, è una perdita per il territorio e per tutti. Sarebbe un vero peccato se il loro contributo allo sviluppo, in termine di energie e competenze, andasse disperso.
7) E concordo quindi anche sulla grande soddisfazione nel sentire i rappresentanti dell’associazione Pe2.0 dire: “ok, sentiamo quello che ci viene proposto ora da questi enti di formazione – che mai abbiamo incontrato prima – ma devono venire loro alla nostra assemblea, e farci proposte per noi interessanti. Se non vengono allora vuol dire che a loro non interessa e quindi neanche a noi, non abbiamo bisogno dei loro soldi, per noi il lato più importante del progetto è stato farci conoscere e far nascere l’associazione e le collaborazioni fra i suoi componenti.”

per ora mi fermo qui, a breve altre riflessioni…

CitizenCamp a Bologna

Ieri ho partecipato al CitizenCamp a Bologna, (non)conferenza su tecnologia e cittadinanza attiva.
La regola numero 8 del BarCamp, in perfetto stile Fight Club, dice che “Se questa e’ la tua prima volta al BarCamp, DEVI presentare”, e quindi ho fatto anch’io la mia presentazione, preparata in fretta e furia prima di partire. Tra l’altro Alberto ha dovuto cancellare il suo intervento all’ultimo momento per un impegno lavorativo (concerto), quindi ho cercato di integrare parte della sua presentazione nella mia. Non so se il risultato sia particolarmente chiaro o interessante, dovrei lavorarci un po’ di più credo, in ogni caso è questo:
Talent scouting e networking: comunicazione, progettazione partecipata e nuovi soggetti nelle stanze dei bottoni. Due piccole esperienze italiane: il progetto Equal Booster a Pescara e Correggio Mon Amour
(clicca sul titolo per scaricare il pdf della presentazione)

NB. The Hub non centra nulla con Correggio Mon Amour, progetto tutto correggese che seguo nel tempo libero. L’unico elemento in comune fra i 2 progetti sono io, e quindi il fatto che cerchi e tenda ad applicare lì quello che sto imparando da Booster.

A parte questo l’esperienza è stata molto interessante e stimolante (date un’occhiata ai link sul sito del CitizenCamp per saperne di più). Fra le persone che ho conosciuto cito qui Alberto D’Ottavi di Infoservi (con il quale forse collaboreremo in un progetto milanese) che mi ha detto di un possibile BarCamp “business oriented” da organizzare presso la sede di Yahoo a Milano, e Giorgio Jannis dell’associazione NuoviAbitanti, che mi ha parlato del Programma Operativo Nazionale “La scuola per lo sviluppo” e suggerito la possibilità di ottenere finanziamenti dal MIUR per progetti di formazione su musica e innovazione tecnologica nelle scuole.

Lancio l’idea di un BarCamp su musica e tecnologia a Pescara nei primi 2 giorni del festival, che ne dite?

Sfuma la festa del 26 (?): gli allievi si lamentano di “papà Booster”, un’occasione perduta

Erano diversi giorni che si parlava della festa del 26 e si capiva che, al di là della bella idea iniziale, in pochi avevano veramente voglia di impegnarsi per organizzarla e suonarci. Per prendere una decisione definitiva abbiamo deciso di convocare una riunione per mercoledì (scorso), al termine delle lezioni. Posto qui alcune impressioni personali su quell’incontro.

La decisione dev’essere degli allievi e per questo lasciamo volutamente la discussione a loro: Cristiana (che è quella che più si sta impegnando per questa cosa) presenta la situazione, poi alcuni interventi pongono al centro del dibattito il fatto che il progetto Booster non tutela gli allievi in caso di “fallimento” della serata, si fa addirittura esplicito riferimento (poi criticato da altri del gruppo) a Booster come un genitore: loro si impegnano per lui (?) ma se poi le cose vanno male… Io e Elisa interveniamo solo per dire che questa cosa se la devono togliere dalla testa, che questa è un’idea loro, noi stiamo cercando di facilitarla dando delle opportunità, ma devono essere loro a sfruttarle e a prendersi carico delle eventuali conseguenze positive e negative, sarebbe troppo facile e diseducativo se Booster facesse loro “da mamma”. Poi lasciamo a loro la decisione e abbandoniamo la riunione (il treno ci aspetta). Il risultato è davvero deludente, i ragazzi decidono comunque di non fare la festa.
Per me questa cosa significa che non sono “un gruppo”, non hanno veramente voglia di fare una cosa insieme, di dimostrare quanto valgono alla città, un vero peccato… Alberto avanza il dubbio che, come in tutti i gruppi, poche persone possano “bloccare la situazione”, sta a loro dimostrare se le cose stanno così o no.