Tag Archives: Italy

8, Quai des Bateliers (Italiano)

Il primo luglio ho iniziato un nuovo lavoro al Consiglio d’Europa. Ci sarà tempo per raccontare cosa, esattamente, sto combinando qui. Il punto, per ora, è che sono ridiventato un emigrante (ho passato un paio d’anni a Londra nei 90), unendomi al gruppo sempre più numeroso degli italiani che decidono di tentare un percorso all’estero. Ho affittato un appartamento a Strasburgo, sul Quai des Bateliers; dalle mie finestre vedo la cattedrale e il fiume.

Frequentando i blog e i social network mi ero fatto l’idea che molti dei nostri connazionali, trasferendosi all’estero, lo facciano sbattendo la porta. Avevo in testa una specie di tag cloud, dove fluttuano, a grandi lettere colorate, espressioni come “paese bloccato”, “classe dirigente incapace”, “non viene riconosciuto il talento individuale”, “refrattari all’innovazione”. Ma poi, a pensarci bene, praticamente nessuno degli italiani che conosco e che lavorano all’estero (e sono tanti) usa queste espressioni. Qualche volta ho colto un po’ di amarezza ironica nel confrontare gli spazi aperti di Londra o Berlino con quelli, molto più ristretti, di Cosenza o Sassuolo, ma suvvia: non è corretto confrontare Londra con Sassuolo. Ci sono alcune città-mondo, come dice Stefano Boeri, e molti emigranti qualificati finiscono lì. In Italia di città così non ne abbiamo, ma questo è vero per la maggioranza dei paesi europei. Le frasi di questa speciale tag cloud, mi sembra, vengono usate più da persone che sono rimaste in Italia, e che si sentono, a ragione o a torto, sottoutilizzate.

Io non mi sento affatto così: non ho l’impressione che il mio talento, ammesso che ne abbia, sia misconosciuto nel mio paese. Sono all’estero in primo luogo perché il mio percorso mi porta a ricercare il confronto con i colleghi di tutto il mondo, e in secondo luogo perché mi sento fortemente un patriota europeo, uno che pensa che l’Italia trovi il suo senso in Europa e che l’Europa non abbia senso senza l’Italia, l’autonomia della sua società civile, la sua capacità di fare senza delegare tutto a uno stato-mamma e senza degenerare nell’individualismo estremo. Adesso che me ne sono andato dall’Italia spero di esserle ancora più presente, ancora più utile. Lavoro in un’istituzione internazionale da italiano, e voglio essere uno snodo, un canale di comunicazione tra il mio paese, il continente, e il pianeta: senza arroganza, ma anche senza soggezione. Usatemi.

8, Quai des Bateliers

On July 1st I started on a new job with the Council of Europe. There will be time to share just what I am doing here. The point I am trying to make at present is that I have become a migrant again (I spent a couple of years in London in the 90s), joining the growing host of my fellow Italians who decide to pursue their own development abroad. I’m renting an apartment in Strasbourg, on Quai des Bateliers: from my windows I see the cathedral, on the other side of the river.

Hanging out on the Italian side of blogs and social networks I got the idea that many Italians, when they move abroad, slam the door on their way out. I had a sort of tag cloud in my head, where expressions like “stagnating country”, “incompetent ruling class”, “talent is not recognized”, “innovation-averse” hang fluctuating, in large colored letters. But when I thought better about it, actually none of the Italians working abroad I know (and there are many) use these expressions. Sometimes I have noticed a hint of bitter irony in comparing their trajectories in London or Berlin with those of their previous lives in Cosenza or Sassuolo, but it is of course not really fair to compare London with Sassuolo. There are a few world cities, and qualified migrants tend to end up there. Italy has no city of this class, as is true of most European countries. The expressions of this particular tag cloud, I now think, are mostly used by people who have not left Italy, and who feel, right or wrong, underrecognized.

I certainly don’t feel that way. I have no reason to think my talents, if any, have not been recognized in my own country. I moved out firstly because my intellectual development brings me to seek closer interaction with smart people all over the world, and secondly because I am an European patriot; I think Italy makes sense in the context of Europe, and that Europe would be mutilated without Italy, the astounding traction of its civil society, its ability to make things happen without delegating everything to a nanny State, yet staying away from extreme individualism. Now that I have left Italy, I hope I can be even more useful and more present to my countrymen. I work in an international institution as an Italian, and I want to be an open channel between my country, my continent and the world.

L’autore distribuito: i wikicratici presentano Wikicrazia


Ricevo spesso proposte di presentare Wikicrazia, il mio libro sull’azione di governo ai tempi della rete. Il tema è caldo, e lo rimarrà: dal mio punto di osservazione ho l’impressione che in tutta Italia si stiano costruendo spazi di collaborazione tra cittadini e istituzioni abilitati da Internet. In questi mesi di viaggi e di incontri collegati al libro, ho avuto la fortuna di incontrare veramente tante persone competenti, idealiste e appassionate, certamente in grado di fare proposte credibili di governo wiki nei loro territori. Vedo il mio ruolo, almeno in parte, nell’aiutare queste persone a stabilire collegamenti le une con le altre e con il movimento mondiale dell’open government. Sono cresciuto in provincia, e so bene quanta forza possa dare l’agire nel proprio territorio sentendosi parte di un fenomeno globale.

In questo periodo mi trovo all’estero. Mi è molto più difficile del solito spostarmi, e mi ero rassegnato a sospendere gli incontri per diversi mesi. La settimana scorsa, però, ho ricevuto un invito particolarmente interessante, e ho chiesto agli organizzatori se fossero disposti ad ascoltare la presentazione del libro, invece che da me, da qualcuno che lo conosce bene e che si riconosce nel movimento per un governo aperto. La risposta è stata entusiastica. A questo punto ho pubblicato un update su Facebook per sondare la disponibilità dei miei amici e lettori; con mia grande sorpresa, nel giro di un paio d’ore una mezza dozzina di persone (alcune delle quali non conosco personalmente) si sono rese disponibili a presentare il libro. Fantastico: un libro sulla collaborazione, scritto in modo collaborativo, e perfino presentato da una comunità aperta in stile wiki! Non credo sia mai stato fatto.

A questo punto vi faccio una proposta più articolata. Io e Navarra Editore cerchiamo volontari per presentare Wikicrazia al mio posto nei prossimi mesi, quando capita (e capiterà sempre più spesso) che io non possa andare di persona. I requisiti per farlo sono:

  • avere letto il libro. Non è invece necessario condividerlo in toto; potete anche fare una presentazione critica se vi sembra giusto così.
  • essere disposti a parlare in pubblico.

L’obiettivo è costruire un gruppo di wikicratici avanzati distribuiti tra le varie regioni italiane, in grado di parlare con competenza e disinvoltura di queste cose nelle occasioni pubbliche che si organizzano nei diversi territori. Ho la sensazione che un gruppo così potrebbe essere utile anche per fare altre cose.