Con il gruppo di lavoro di Kublai abbiamo deciso di uscire allo scoperto, organizzando la prima conferenza/evento/festa al porto dei creativi, la nostra isola in Second Life. Raccontare Kublai tocca a me, la voce narrante di questa avventura.
Sono un po’ emozionato. Raccontare non è una cosa banale. Raccontare è importante. Non si tratta solo di comunicazione in senso “marketing-PR”: secondo l’economista David Lane rappresentarsi come personaggi di una storia è il modo in cui le persone superano la paralisi derivante dal trovarsi in condizioni di incertezza assoluta. Superata l’incertezza, le persone agiscono, e la loro azione riplasma il mondo in cui si muovono, superandone – a volte – l’incertezza. Per estensione, le storie creano, letteralmente, il mondo, come per gli aborigeni australiani nelle Vie dei canti di Chatwin. Il senso è chiaro: se non rappresenti il mondo in modo nuovo, non puoi che continuare a ripetere le vecchie scelte. Fare una cosa nuova richiede una nuova storia da raccontare.
Con Kublai mi succede una cosa strana e bella, e cioè che mi pare che una storia nuova abbia scelto me per farsi raccontare. Gilberto Seravalli probabilmente direbbe che mi faccio carico di guidare un processo di innovazione. Guidare? Non so, non credo di essere molto adatto a fare il leader, non mi piace nemmeno la parola. “Los liìderes son unos hijos de puta”, diceva qualche anno fa Manu Chao a Celentano. La parola che mi piace è “narratore”. E quindi domenica sera indosserò l’avatar di Mr Volare, mi recherò al porto a incontrare la mia e nostra comunità nascente di creativi e comincerò: c’era una volta…
Ci vediamo lì.