Sabato ho partecipato a TEDx Bologna. Invece di andare sul sicuro, dedicandola ai temi sviluppati in Wikicrazia, ho dedicato la mia presentazione a una connessione che sto ancora esplorando, e che trovo assolutamente affascinante. Mi sto chiedendo se possiamo:
- usare la scienza delle reti per dare un indirizzo alle dinamiche sociali delle comunità online (come?). Spingerle a discutere dei problemi che ci stanno a cuore, usare certi linguaggi, applicare certe regole. Possiamo usare le comunità online aperte come strumenti di analisi e progettazione di soluzioni a problemi collettivi, come se fossero computers fatti di persone?
- collocare queste comunità online nel quadro della legittimità democratica, usandole come luoghi aperti in cui i cittadini possono partecipare all’analisi di problemi comuni e alla progettazione di soluzioni. Legittimità, in questo contesto, vuol dire che queste comunità devono essere partecipate, e in qualche modo guidate, da istituzioni democraticamente elette.
Chi partecipa a queste comunità (come Kublai, o Edgeryders) accetta uno scambio: l’interazione non è totalmente libera, ma direzionata (per esempio, questi luoghi non sono il posto giusto per postare foto di gatti), ma in cambio la discussione si svolge vicino ai decisori pubblici e con la loro partecipazione. Quindi, esse possono fare promesse credibili – attentamente circoscritte e realistiche – del tipo: “in cambio del vostro impegno, ottenete di influire sulle decisioni che prendiamo, in nome del popolo e dell’interesse comune.”
Mi rendo conto che è un salto mortale: dalla network science alla democrazia partecipativa, passando per le comunità online. Spero di atterrare in piedi. Il video del talk arriverà tra un mese. L’immagine qui sotto è un’anticipazione.