È un buon momento per gli open data in Italia. Diverse amministrazioni mi sembrano considerare con sincero interesse l’idea di aprire i propri dati, nell’interesse della trasparenza e della collaborazione. Fare il primo passo, però, richiede il superamento di una certa timidezza iniziale. Lo capisco bene: ci sono scogli giuridici da evitare, un’infarinatura di know-how tecnico da acquisire, e la tentazione del “chi me lo fa fare” è sempre in agguato. In più, molta letteratura rilevante è in inglese.
E così, nella mitica mailing list di Spaghetti Open Data a un certo punto è nata l’idea di tradurre in italiano l’Open Data Manual della Open Knowledge Foundation, che è un documento ben organizzato, scritto per persone che non sanno nulla di open data. Come per tutte le cose veramente sentite, non è chiaro chi abbia avuto l’idea: qualcuno ha dato la colpa a me, ma io sono sicuro di non avere proposto nulla del genere (può essere che abbia detto “sarebbe bello”). Comunque sia, un paio d’ore dopo quelli della OKF avevano caricato il Manuale sul web per la traduzione.
È un venerdì di agosto. Proporre ora un’esperienza collaborativa (tra l’altro impegnativa come una traduzione) va contro ogni regola della comunicazione web. Ma va bene così: è un’operazione che si è montata praticamente da sola, e questo in genere è un buon segnale. In effetti, al momento in cui scrivo abbiamo già tradotto il 15% del manuale! Per il rimanente 85, tutti i lettori di Contrordine Compagni sono invitati ad arruolarsi. Va benissimo anche tradurre solo una o due frasi. Istruzioni:
- andate qui e registratevi.
- andate qui. Cliccate sul link “Open Data Manual → all.pot” e poi su “Translate now”.
Io sto facendo la mia parte e sono qui.