Poco più di quattro anni fa David Osimo organizzava a Bruxelles un seminario intitolato Public Services 2.0. L’operazione era fortemente innovativa sia nel metodo (alla Commissione Europea è stato chiesta solo una sala in prestito e l’uso del wi-fi, speakers e partecipanti sono venuti gratis e a proprie spese) che nei contenuti (un confronto tra pari, tra persone che avevano già realizzato – non che proponevano di realizzare – politiche pubbliche attraverso Internet). Molti funzionari e dirigenti della Commissione hanno partecipato, spinti probabilmente dalla curiosità: chi erano mai queste persone che mescolavano due concetti apparentemente molto lontani, Internet e politiche pubbliche? E perché sembravano non volere nulla dalla Commissione (abituata, invece, a sentirsi chiedere cose), interessandosi piuttosto al confronto reciproco?
Quel seminario si è rivelato fecondo. Con molte delle esperienze e delle persone che incontravo lì per la prima volta (come MySociety e Social Innovation Camp, o David stesso) ho avviato un confronto che dura ancora adesso, e dal quale ho imparato tantissimo. Al tempo ero direttore di Kublai, progetto benvoluto ma non imitato (o almeno non bene): a Bruxelles ho scoperto che i miei collaboratori ed io eravamo parte di un movimento mondiale, ancora piccolo ma già deciso a cambiare per sempre il modo di fare policy.
Il nostro piccolo movimento “fatto in casa” è cresciuto molto, anche se è rimasto minoritario. La Commissione Europea ha abbandonato molte delle cautele del 2009 per diventare un convinto promotore dell’uso di tecnologie ICT in tutte le fasi del ciclo di policy. E oggi ci prepariamo a un’altra tappa: Policy Making 2.0, conferenza che riassume due anni di lavoro di preparazione di una road map (commentabile qui) per la ricerca sull’azione di governo al tempo della rete: quali sono le tendenze? Quali le direzioni di lavoro promettenti, quali gli ostacoli? Cosa manca? Non mancherei questa conferenza per nessun motivo. È una discussione interessante e urgente, per rendere la comunità open government sempre più coesa con lo stato dell’arte della ricerca scientifica.
A questo giro, David si è inventato anche un premio per le politiche pubbliche 2.0, e mi ha perfino invitato a fare parte della giuria. C’è qualche progetto là fuori, magari perfino qualche progetto italiano, che si candida per vincerlo? Se avete un’esperienza intelligente e coraggiosa, prometto che la sosterrò con convinzione.