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Raccontare storie nuove per fare cose nuove

Con il gruppo di lavoro di Kublai abbiamo deciso di uscire allo scoperto, organizzando la prima conferenza/evento/festa al porto dei creativi, la nostra isola in Second Life. Raccontare Kublai tocca a me, la voce narrante di questa avventura.

Sono un po’ emozionato. Raccontare non è una cosa banale. Raccontare è importante. Non si tratta solo di comunicazione in senso “marketing-PR”: secondo l’economista David Lane rappresentarsi come personaggi di una storia è il modo in cui le persone superano la paralisi derivante dal trovarsi in condizioni di incertezza assoluta. Superata l’incertezza, le persone agiscono, e la loro azione riplasma il mondo in cui si muovono, superandone – a volte – l’incertezza. Per estensione, le storie creano, letteralmente, il mondo, come per gli aborigeni australiani nelle Vie dei canti di Chatwin. Il senso è chiaro: se non rappresenti il mondo in modo nuovo, non puoi che continuare a ripetere le vecchie scelte. Fare una cosa nuova richiede una nuova storia da raccontare.

Con Kublai mi succede una cosa strana e bella, e cioè che mi pare che una storia nuova abbia scelto me per farsi raccontare. Gilberto Seravalli probabilmente direbbe che mi faccio carico di guidare un processo di innovazione. Guidare? Non so, non credo di essere molto adatto a fare il leader, non mi piace nemmeno la parola. “Los liìderes son unos hijos de puta”, diceva qualche anno fa Manu Chao a Celentano. La parola che mi piace è “narratore”. E quindi domenica sera indosserò l’avatar di Mr Volare, mi recherò al porto a incontrare la mia e nostra comunità nascente di creativi e comincerò: c’era una volta…

Ci vediamo lì.

 

Dalla creatività allo sviluppo in dieci mosse (col resto di una)

Ho già avuto modo di parlare del progetto Kublai; si tratta di un ambiente sociale multicanale (i cui vari pezzi stanno prendendo forma) per portare i creativi italiani a fare progetti di sviluppo locale. Ma cosa vuol dire “progettare per lo sviluppo locale” dal punto di vista di una persona creativa, che non si è mai occupata di politiche per il territorio? Come si racconta questa storia? Su consiglio di Giuseppe ho fatto uno sforzo per raccontarla in dieci slides molto (ma molto) semplici; le ho poi collaudate in una riunione interna e in un seminario al campus universitario di Savona. Il collaudo è andato bene (pubblico attento e reattivo, stampa anche troppo entusiasta), e questo mi ha incoraggiato a pubblicare le slides, dopo un ulteriore giro di commenti e una ripulita. Eccole. Una cortesia che chiedo a chi si può permettere di regalarmi dieci minuti del suo tempo: mi potete dire se si capiscono? Grazie, davvero…

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I cinghiali sono tosti

Mi sono piaciuti molto, davvero molto, i ragazzi di Balla coi cinghiali, conosciuti lunedì al seminario organizzato da Roberta all’Università di Savona. Idee chiarissime, una proposta ben caratterizzata (“a BCC portiamo solo birra artigianale di un produttore locale, e prepariamo da mangiare cose buone. Niente birre e panini industriali”), un’idealità forte e non trattabile (“stiamo lavorando per alimentare i palchi a energia da fonti rinnovabili, purtroppo la musica dal vivo ha impatto ambientale, e come”), molti amici (“Find the cure, Legambiente, Rockerilla, fanno parte dei buoni, come noi. Ci siamo detti: mettendo insieme due cose buone non può che venire fuori una cosa ottima. Alla peggio viene almeno buona!”), un bell’orientamento alla condivisione (“vorremmo spiegare come gestiamo le cose. L’abbiamo fatto noi, potete farlo anche voi”).

E’ evidente che BCC indica una traiettoria di sviluppo possibile, l’unica cosa concreta che Bardineto (SV) abbia da opporre all’invecchiamento della popolazione, allo spopolamento e infine all’abbandono. Ma evidente a chi? A un certo punto ho chiesto alla platea: “C’è qualcuno della Provincia, qui? Della Regione?” Silenzio. “Del Comune?” Nessuno. La cosa più vicina a un’istituzione che ci fosse nella stanza, paradossalmente, ero io, un semplice consulente su un progetto sperimentale. Mi sono sentito più che mai come il Marco Polo delle Città invisibili in uno dei suoi viaggi, in attesa di raccontare a Kublai Kan di un’altra delle città del suo impero, che l’imperatore stesso non conosce. E’ veramente urgente mettere in piedi una struttura di ascolto per valorizzare le esperienze come questa, che ci sono.

(Fatemi capire: un evento nato e cresciuto a Bardineto (ab. 660) viene presentato come un caso di successo all’università e il sindaco non ci va? Ma perché?)