Il piccolo drappello di unAcademy (ne ho parlato qui) si è dato ieri un proprio social network sul web che faccia un po’ da “ufficio anagrafe” e da collettore di informazioni, links e quant’altro per il nostro gruppo (la mia pagina è qui). Come ho già scritto, l’attività delle conferenze e dei cicli di lezioni su Second Life sta andando bene, e forse UA può pensare di uscire dalla fase alpha per affrontare il futuro in beta, come dice argutamente il suo fondatore Giuseppe aka Junikiro.
Mi sembra un’ottima occasione per chiedere la collaborazione dei miei amici “non-accademici” per mettere a punto un oggetto che mi sta a cuore da parecchio tempo, e cioè il Second Office (O2 mi sembra una buona sigla, che ne dite?). Il problema è il seguente: vorrei provare a usare SL come ufficio per gruppi di lavoro sparsi sul territorio fisico. Collaboro con il ministero dello sviluppo, e in questo ambiente è assolutamente la regola che a uno stesso progetto partecipi gente di tutta Italia. Vedersi fisicamente disperde in viaggi molto tempo e denaro, entrambi pagati dal contribuente.
Vedo questo esperimento come molto vicino a UA. Per UA l’attività portata in SL è la formazione, e la metafora principale è l’aula. Per Second Office l’attività è la riunione, e la metafora principale l’ufficio. Per entrambe la sfida è quella di produrre un contesto sociale favorevole all’interazione anche casuale, al cazzeggio creativo che produce idee, coesione, linguaggio comune tra i partecipanti. UA ha avuto un notevole successo in questo, grazie all’idea della discoteca di Lucania Lab dopo le lezioni e al ruolo di Velas come infrastruttura sociale (invita tutti, fa da padrona di casa, ha una serie di script carini per intrattenere gli ospiti e così via). Con il mio prossimo progetto come economista vorrei provare a proporre al gruppo di lavoro (ragionevolmente composto di gente sparsa in tutta Italia) di spostare parte delle attività in SL, ma ho bisogno di aiuto per prendere bene la mira. Per esempio, l’ambiente in cui si svolgerà il primo incontro – prima cioè di potere osservare qualunque dinamica sociale e reagire di conseguenza – può somigliare a un ufficio o a una sala del trono vichinga, circa VIII secolo, e questa scelta non è neutra rispetto all’esito dell’esperimento. Poi se non funziona non è certo un dramma, anche i fallimenti sono lezioni di (seconda) vita.
Qualcuno è interessato a ragionarci con me? Che ne pensa Elena, che ha un’esperienza – non esito a dirlo – unica in Italia?