La settimana scorsa sono intervenuto a un seminario dell’università Federico II di Napoli. Avrei dovuto parlare di Kublai, ma mi sono trovato di fronte a una specie di emergenza: gli studenti sono “depressi” (questa parola è stata usata da Stefano Consiglio, docente di organizzazione aziendale e progettista kublaiano, che faceva da padrone di casa). Si sentono inutili, vissuti con fastidio da un contesto adulto che non ha alcuna intenzione di lasciare loro spazi: non riescono a vedere un futuro per se stessi.
Questo loro punto di vista è, secondo me, completamente sbagliato. Viviamo in un’epoca storica in cui la sete di nuove idee, di proposte fresche è più viva e direi prepotente che mai; è molto forte la credibilità dei giovani e giovanissimi nel presentare proposte; non mancano modelli da imitare, imprenditori ventenni di enorme successo come Kevin Rose, Zuckerberg e naturalmente i Google boys. C’è molta concorrenza, ma c’è anche moltissimo spazio: gli studenti di oggi possono vincere un premio di design a 22 anni o partecipare a 13 a un reality show sull’ingegneria o sul venture capital (e non solo nella Silicon Valley, ma anche in posti come il Libano e la Nigeria).
Ma allora perché gli studenti di Napoli sono depressi? Semplice: perché non percepiscono queste opportunità. Ovviamente li capisco, hanno pochi strumenti critici propri e sono assediati da media che mentono e spargono pessimismo e desolazione a piene mani, visto che fa audience. Però è chiaro che questa depressione è un lusso che non ci possiamo permettere, né come economia né come società. Questi sono il motore della creatività e dell’innovazione, e devono avere chiaro che riconoscimento e denaro sono il premio per il duro lavoro e l’audacia di pensiero. Sul famoso giornalismo professionale, con le solite e benermerite eccezioni (Nòva di 24Ore) non si può evidentemente contare. E quindi cosa facciamo? Facciamo dei video e li mettiamo in rete. Come questo di Gianluca, che secondo me è un antidepressivo fantastico: ci mette la faccia, parla guardando in camera e in pochi minuti ti fa capire che se tu hai un’idea, una vera idea, lui vuole ascoltarla, non per buonismo ma per interesse. Se hai un’idea, puoi davvero svoltare. La presenza sulla scena italiana di attori di questo tipo è una svolta storica. Sarà interessante, tra qualche anno, valutarne l’impatto sociale. Il gioco delle previsioni è sempre molto rischioso, ma credo che potrebbe essere molto più forte di quanto oggi ci si aspetti.
Una ventata d’ottimismo….
Appunto. Perché negarsela?