Ottavio Navarra fa l’editore – e sono orgoglioso di dire che è il mio editore. Non è un informatico, né un blogger, né un geek. È uno che ha capito che con Internet ci può fare delle cose straordinarie, e che queste cose hanno il potenziale di dare alla sua azienda uno spunto di competitività aggiuntiva, di uscire dall’ombra delle corazzate del’editoria italiana.
Ottavio ha cinquemila amici su Facebook. Li sente tutti i giorni, condivide video, li intrattiene con battute e discorsi seri. Li chiama “il condominio”, perché il senso è quello di vivere, se non proprio insieme, in appartamenti contigui, e di incrociarsi spesso per le scale.
E adesso comincia a mescolare le carte. Ha già fatto un esperimento che si chiama “Ci incontriamo da Ottavio”: ci si dà appuntamento sulla sua pagina Facebook per parlare di un tema a partire da un libro che ha pubblicato), lui apre le danze con un post e si scatena un diluvio di commenti. Non credo che fosse così che Zuckerberg ha pensato Facebook; non funziona nemmeno tanto bene, ma funziona. La gente è entusiasta di partecipare. Stasera alle 19 ci troviamo per fare la stessa cosa (si parlerà di rete, democrazia e politiche pubbliche, a partire proprio da Wikicrazia), e Ottavio ci aggiunge un altro pezzo: lui e io saremo collegati via Skype, e manderemo l’audio della nostra conversazione in streaming via Ustream (la potete seguire anche da questa pagina). Gli altri partecipanti alla discussione potranno seguirci via audio e reagire lasciando commenti su Facebook (ovviamente bisogna chiedere l’amicizia a Ottavio, ma non è un problema, lui vi aspetta a braccia aperte).
Dal punto di vista tecnologico, chiaro, nessuna novità. La novità dell’iniziativa è sociale: “Ci incontriamo da Ottavio” non è fatta da geeks e studiosi di media, ma da gente normale, a cui la tecnologia non interessa granché. L’attenzione è sulla comunità e sulla partecipazione attiva, non sugli strumenti.
Clay Shirky dice sempre che le cose diventano socialmente interessanti quando diventano tecnologicamente noiose. Oggi Facebook ha quasi 17 milioni di utenti italiani: il popolo della tecnologia lo usa ma non lo ama, sente che non è lì la frontiera. Eppure, proprio per questo mi aspetto un’ondata di innovazione sociale. Ne sarà protagonista gente come Ottavio, lontanissima dal feticismo tecnologico. Questo è un bene, perché se i mille condomini dei mille Ottavi italiani scoprono davvero la partecipazione attiva, sarà una rivoluzione nei media, nella politica, in tutto. E sarà difficile liquidarli come una piccola minoranza disconnessa dal sentire della gente comune, come è stato fatto con i primi utenti attivi di Internet. Quindi stasera, che voi siate supertecnologici o meno, ci incontriamo da Ottavio: vi presento i nuovi vicini di scala. Faremo grandi cose insieme.