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Dragon Trainer begins

Good news: a research project I helped to write has been approved for funding by the European Commission’s Future and Emerging Technologies program. The project is led by one of the scientists I admire the most, David Lane, and rests firmly in the complexity science tradition associated to the Santa Fe Institute. We intend to attack a big, fundamental problem: innovation is out of control. Humans invent to solve problems, but they end up creating new and scary ones. Which they tackle by innovating more, and the cycle repeats itself. Cars improve mobility, but they come with global warming and the urban sprawl. Hi tech agriculture mitigates food scarcity, but it also gives rise to the obesity epidemics. To quote one of our working documents:

While newly invented artifacts are designed, innovation as a process is emergent. It happens in the context of ongoing interaction between agents that attribute new meanings to existing things and highlight new needs to be satisfied by new things. This process displays a positive feedback […] and is clearly not controlled by any one agent or restricted set of agents. As a consequence, the history of innovation is ripe with stories of completely unexpected turns. Some of these turns are toxic for humanity: phenomena like global warming or the obesity epidemics can be directly traced back to innovative activities. We try to address these phenomena by innovation, but we can’t control for more unintended consequences, perhaps even more lethal, stemming from this new innovation.

We want (1) build a solid theory that concatenates design end emergence in innovation and (2) use it to forge tools that the civil society can use to prevent the nefarious consequences of technical change. It does not get any bigger! And in fact we got a stellar evaluation: 4.5 out of 5 for technical and scientific excellence and 5 out of 5 for social impact.

The project commits to building Dragon Trainer, an online community management augmentation software. The idea is to make a science of the art of “training” online communities to do useful things (like policy evaluation), just as you would train an animal too large and strong to push around. I am responsible for producing Dragon Trainer, and it is quite a responsibility.

I am superhappy, but worried too. Taxpayers foot most of the bill, and this makes it even more imperative to produce the absolutely best result we can. I will need to work very, very hard. I am seriously thinking of devoting myself to full time research for a couple of years starting in 2012. Does this make sense? What do yo think?

Dragon Trainer begins (Italiano)

Una bella notizia: un progetto di ricerca che ho contribuito a scrivere è stato approvato per un finanziamento nell’ambito del programma Future and Emerging Technologies della Commissione Europea. Il progetto è guidato da uno degli scienziati che ammiro di più, David Lane, e si inserisce fortemente nella tradizione di scienze della complessità associata al Santa Fe Institute. Intendiamo attaccare un problema molto grande e molto fondamentale: l’innovazione è fuori controllo. L’umanità inventa per risolvere problemi, ma finisce per crearne di nuovi: l’automobile migliora la mobilità, ma comporta riscaldamento globale e l’isolamento dello stile di vita suburbano; l’agroindustria hi-tech attenua la scarsità di cibo, ma partorisce l’epidemia dell’obesità. Dice uno dei nostri documenti di lavoro:

While newly invented artifacts are designed, innovation as a process is emergent. It happens in the context of ongoing interaction between agents that attribute new meanings to existing things and highlight new needs to be satisfied by new things. This process displays a positive feedback […] and is clearly not controlled by any one agent or restricted set of agents. As a consequence, the history of innovation is ripe with stories of completely unexpected turns. Some of these turns are toxic for humanity: phenomena like global warming or the obesity epidemics can be directly traced back to innovative activities. We try to address these phenomena by innovation, but we can’t control for more unintended consequences, perhaps even more lethal, stemming from this new innovation.

Noi vogliamo (1) costruire una teoria solida che colleghi progettazione e emergenza nell’innovazione e (2) usarla per costruire strumenti che la società civile possa usare per prevenire le conseguenze negative del progresso tecnico. Una cosa da niente! E infatti la valutazione del progetto è stellare: 4,5 su 5 per l’eccellenza tecnica e scientifica, e 5 su 5 per l’impatto sociale.

Il progetto contiene la realizzazione di Dragon Trainer, un software che dovrebbe aiutare i responsabili di comunità online ad “ammaestrarle” come si ammaestrerebbe un animale molto grande e forte (un drago, appunto), che non si può costringere con la forza ma solo influenzare. Il responsabile della creazione di Dragon Trainer sono io, ed è una bella responsabilità.

Sono molto contento, ma anche preoccupato. Ci sono fondi pubblici di ricerca, e quindi è ancora più importante produrre il miglior risultato che siamo in grado di portare a casa. Dovrò studiare come un dannato. Sto pensando seriamente di dedicarmi alla ricerca a tempo pieno per un paio d’anni a partire dal 2012. Che ne dite, faccio bene?

Dragon training: gestione di comunità online assistita dal computer

Nel mio libro Wikicrazia sostengo che il settore pubblico, il pezzo della società deputato al perseguimento dell’interesse comune, possa essere reso più intelligente mobilitando l’intelligenza collettiva dei cittadini. Ricorrere all’intelligenza collettiva vuole dire abilitare un gran numero di individui a lavorare in modo coordinato su obiettivi comuni. Questo in genere si traduce in comunità online, che usano Internet come infrastruttura tecnologica e in cui si interagisce sulla base di un patto sociale e di qualcuno che media i conflitti e fa in modo che non si perda di vista l’obiettivo.

Qui però si pone un problema. Da una parte, le comunità online non si possono gestire con il comando top-down: è proprio l’azione libera delle tante persone che le compongono a produrre la loro straordinaria efficienza nell’elaborare grandi quantità di informazione. Dall’altra, le politiche pubbliche hanno per definizione una missione da compiere che viene dall’esterno della comunità che le attua: mentre gli utenti di Facebook sono su Facebook per stare insieme, e non importa quello che poi faranno usando quella piattaforma, quelli di Peer to Patent sono lì per valutare domande di brevetto; quelli di Kublai per elaborare progetti di impresa creativa; quelli di Wikipedia (non è una politica pubblica, ma ne ha alcune caratteristiche) per scrivere un enciclopedia. I community managers, me compreso, si dibattono in questo dilemma come possono: quasi l’unico modo che hanno per interpretare le dinamiche sociali delle loro comunità è passare una quantità spropositata di ore online, e cercano di influenzarle con la persuasione, l’esempio, la retorica. Ma si lavora molto a istinto, questo è chiaro. E quando le comunità diventano relativamente grandi — anche solo qualche migliaio di persone – è davvero difficile capire cosa sta succedendo.

Ho pensato che il nostro lavoro migliorerebbe molto se avessimo un software che accresce le nostre capacità di lettura delle dinamiche sociali online. In essenza, una comunità di policy è una rete sociale, e quindi può essere rappresentata con un grafo di nodi e link e studiata matematicamente. Le dinamiche sociali della comunità si dovrebbero riflettere sulle caratteristiche matematiche del grafo che la rappresenta: per esempio, la creazione di un gruppo coeso di utenti senior in Kublai nel 2009 veniva segnalata dalla formazione di una struttura che si chiama k-core. Se riusciamo a costruire una specie di vocabolario che traduca le dinamiche sociali in cambiamenti nelle caratteristiche matematiche del grafo, possiamo usare l’analisi di rete per individuare le dinamiche di comunità che a occhio nudo non si vedono, perché sono “troppo macro”: e questo funziona anche per comunità molto grandi, almeno in linea di principio.

Sviluppare questo software sarà il lavoro della mia tesi di Ph.D. Mi aiuteranno i colleghi dell’Università di Alicante e dell’European Center for Living Technology. Per ora si chiama Dragon Trainer, perché gestire una comunità online che deve svolgere un compito esogeno è come ammaestrare un drago: che è troppo grosso e pericoloso per essere costretto a fare quello che vuoi, e quindi va sedotto o convinto. Se ti interessa capire come sarà fatto, guarda il video qui sopra (12 minuti).I intend to develop this software as my Ph.D. thesis. Colleagues at University of Alicante and the European Center of Living Technology will help. I call it Dragon Trainer, because doing policy through an online community is like training a dragon, an animal too large and dangerous to order around. If you are interested in learning how we plan to do this, you can watch the video above (12 mins).