Forse ricorderete che qualche mese fa ho partecipato a un panel sulle nuove tendenze del marketing in rete all’EBA Forum. Uno degli interventi più qualificati dalla platea è stato quello dell’amico Ivan Montis, tra l’altro uno dei magnifici tre di Infoservi, che ha detto in sostanza: mi rifiuto di dare tesi di marketing su Second Life, perche il marketing su SL funziona solo per induzione: non ti fai pubblicità inworld, ti fai pubblicità raccontando a Repubblica che hai aperto un ufficio in Second Life. Il panel era diviso tra SLentusiasti (come David Orban) e SLscettici (come Diego Bianchi), ma con posizioni molto mediate dalla pelle, dall’esperienza personale inworld. Solo Ivan ha tagliato un argomento così nitido e se ne è assunto la responsabilità. E che reponsabilità! Che vergogna, mi diceva una gentile signora incontrata alla macchina del caffè alla fine della discussione, un accademico, giovane per di più, che si rifiuta di prendere in considerazione Second Life!
E invece adesso Wired ha pubblicato un articolo intitolato eloquentemente “Come buttare via milioni di dollari in una Second Life deserta”. Chris Anderson in persona, nel suo blog, fa ammenda rispetto alla credibilità riconosciuta dalla sua rivista e da lui stesso a SL, ci siamo sbagliati, tanti saluti. Ivan, c’eri arrivato prima tu: onore alla tua lungimiranza.
E io? Per una volta ho una posizione un po’ “democristiana”: siccome sono un grande fan di Neal Stephenson sono molto intrigato dal metaverso di Linden Labs, ma che fatica! Che interfaccia rudimentale! Se avessi più tempo, forse sarei anch’io un SLentusiasta (tanto mica devo vendere niente, io), ma per come stanno le cose sono un sottoproletario inworld, con un avatar standard e un account gratuito con il nome di Mister Volare.