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Kublai trova un approdo: il porto dei creativi sul web e in Second Life

Come ho già scritto, da qualche tempo lavoro a Kublai, un ambiente per la progettazione di iniziative creative. L’idea dietro a Kublai è che le persone che si occupano di arte, cultura, scienza, hi-tech e così via possano rimettere in moto questo scassatissimo paese. Come? Abbiamo pensato a tre fasi: una di conoscenza reciproca e socializzazione di alcuni elementi utili alla progettazione; una di generazione di idee; e una di coaching per fare diventare queste idee dei progetti in piena regola, in grado di generare ricadute positive per lo sviluppo dei territori (e quindi di concorrere all’assegnazione delle notevoli risorse che l’Unione Europea ha stanziato per gli obiettivi di sviluppo).

Sì, ma dove? La domanda non è banale: probabilmente molti dei progetti che Kublai finirà per sostenere saranno locali o iperlocali, ma è importante che i creativi che li propongono abbiano scambi vivi con i loro pari su tutto il territorio nazionale. E allora? Allora il posto giusto per incontrarci è un porto, luogo per eccellenza di transito, di commerci, di crocevia. Nei porti senti i profumi e i sapori delle merci che vengono dai paesi più lontani; senti parlare tutte le lingue, gli accenti, i dialetti; vi si incontra gente varia e variamente colorata. Nel porto dei creativi di Kublai in Second Life mi sento bene, e ci vado spesso: c’è un campo da basket stile Harlem, una città vecchia per i negozi, un auditorium (ci servirà presto), uno spazio concerti/discoteca, un atmosferico bar vicino ai docks. I naviganti delle varie flotte creative si stanno radunando qui; il bollettino della capitaneria di porto, invece, si può seguire qui.

P.S. – Stamattina abbiamo fatto la prima riunione del gruppo di Kublai nel nostro quartier generale al porto (io lo chiamo K2O, Kublai Second Office). Dopo tutte le pippe che mi ero fatto sulla necessità di elaborare metafore per fare riunioni efficaci inworld ne abbiamo semplicemente convocata una, ed è andata liscia come l’olio. Contando che eravamo in cinque collegati da quattro città diverse abbiamo risparmiato un bel po’ di tempo (nostro) e soldi (del contribuente). Evvai…